FDS 2023 – Boris Becker: una vita sotto rete

Era il 1985 quando Boris Becker vinse per la prima volta Wimbledon all’età di soli 17 anni, il più giovane nella storia del torneo. Da allora collezionò sei slam, due coppe Davis e la posizione di numero uno al mondo. Nella seconda serata de Il Festival dello Sport di Trento è salito sul palco del Teatro Sociale per rivivere i propri successi insieme al pubblico.

“All’epoca non ero consapevole di quello che avevo fatto. Ricordo che al terzo set ero così nervoso che la pallina non mi si staccava dalla mano. Dovevo servire, pregavo per un altro punto e quando alla fine ho fatto ace è stato emozionante”. L’anno seguente riconferma il risultato battendo l’allora numero uno Ivan Lendl, dimostrando a se stesso e al mondo di poter trionfare nonostante le difficoltà riscontrate lungo la strada. “Ne sono uscito rinforzato, pienamente fiducioso nelle mie capacità”.

La fiducia si è poi dimostrata fondamentale durante l’estenuante partita di Coppa Davis del 1987 contro McEnroe durata 6 ore e 39 minuti sotto i fischi dei tifosi del tennista statunitense. Il giorno dopo non si reggeva in piedi ma ha comunque trovato la forza di giocare il doppio e di portare a casa il trofeo. “Non era un segreto che io e John non andassimo d’accordo e andava bene così perché l’astio rinforzava la motivazione. Era molto più difficile dare il meglio di me contro un vero signore come Stefan Edberg. Ci siamo sempre rispettati tantissimo sia dentro che fuori il campo e siamo rimasti amici tuttora”.

Nello stesso anno cerca di conquistare il Grande Slam e ci riesce agli US Open contro Lendl, infastidito che il pubblico newyorkese sostenesse un tennista tedesco. L’ultima vittoria gli arride poi nel 1996 contro Edberg agli Australian Open. “In quel periodo si iniziava presto e ci si ritirava intorno ai 25 anni, perché non c’erano ancora i medici dello sport, i mezzi e gli sponsor su cui si può contare adesso. Una volta vinto tutto, perché farlo di nuovo? L’unico problema è che ero un principiante in qualsiasi altra cosa, per cui mi avvicinai al mondo televisivo e, dopo essere diventato padre, alla carriera di allenatore perché sentivo di capire i giovani”.

Nell’ottobre del 2012 viene così contattato da Djokovic e contribuisce a crearne la leggenda. “Gli dissi che per me l’onestà era tutto: gli avrei sempre detto ciò che non andava e dove sbagliava anche se lui non fosse stato d’accordo, perché solo così poteva migliorare. A 36 anni domina ancora il tennis, non so se sia il migliore ma l’aver sconfitto due campioni come Federer e Nadal gli ha dato lo stimolo che gli serviva”.

Becker si è trasferito da poco a Milano dove vive con la compagna e di conseguenza non può mancare una riflessione sul tennis italiano: “Da Panatta a Barazzutti, l’Italia ha avuto un gruppo di atleti fortissimi e al momento rappresenta sicuramente il centro del tennis mondiale. Sinner ha buone possibilità di vincere uno slam in futuro. Spero che questi ragazzi capiscano però che non basta solo lo sport ma che devono essere anche ambasciatori e per questo mi auguro che abbiano buoni genitori e buoni agenti al seguito”.

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giovedì 14 Novembre 2024