Dal tapis roulant alla cima del mondo
23 luglio 2021, Stadio Nazionale di Tokyo. Nonostante la capienza di oltre 60.000 spettatori, sugli spalti si vedono solo pochi ospiti, quasi tutti appartenenti a sfere politiche e autorità competenti. A farla da padrona è una malinconica distesa di seggioline vuote.
È questo lo spirito che dà il via alle Olimpiadi di Tokyo 2020, le prime nella storia ad aver subito il rinvio di un anno. Infatti, la cerimonia di apertura comincia al buio, con un solo fascio di luce a illuminare un atleta al centro dello stadio. Indossa una tuta bianca e corre su un tapis roulant, da solo. Poco dopo vengono illuminate altre persone che, come lui, si stanno allenando in solitaria, cimentandosi in varie discipline.
Il riferimento è molto chiaro: lo sport durante il lockdown. Nel corso dei mesi di chiusura nazionale, chiunque facesse una qualche attività fisica si è dovuto ingegnare per trovare il modo di allenarsi tra le mura domestiche. Tapis roulant, cyclette, pesi e tappetini hanno provato – seppur con scarsi successi – a sostituire per un po’ l’aria aperta e la dimensione collettiva dello sport. «Separati, ma non soli» è lo slogan scelto per riassumere il percorso “pandemico” affrontato da atleti e atlete.
I toni lenti e freddi della cerimonia lasciano però presto il posto a un’esplosione di colore, dove i corpi si riuniscono e si riaccende finalmente la speranza di poter ricominciare ad allenarsi insieme, in libertà. Una cerimonia molto emozionante, in grado di rappresentare la desolazione dell’isolamento prima e la gioia della ripartenza poi. Ma il 2021 è stato davvero l’anno della ripartenza, sportivamente parlando?
Se consideriamo il caso Italia, la risposta alla domanda può essere una sola. Il 2021 è stato per lo sport italiano ciò che gli anni Settanta sono stati per la musica rock: il massimo, l’apice, il nirvana. Vincere più di così sarebbe stato difficile, se non impossibile. Gli Europei di calcio. Il doppio oro di Marcell Jacobs sui 100 metri e sulla 4×100. I due ori della marcia. Gli Europei di volley maschile. La Parigi-Roubaix di Sonny Colbrelli. Elisa Balsamo campionessa del mondo di ciclismo. L’oro di Gimbo Tamberi. L’impresa del quartetto di ciclismo su pista, che strappa l’oro a una favoritissima Danimarca e batte il record del mondo. Eccetera, eccetera, eccetera. Persino quegli eventi che non si sono poi tradotti in vittoria hanno comunque fatto venire la pelle d’oca, come la finale di Wimbledon di Matteo Berrettini.
Per riconfermare e mantenere un livello simile, vale la stessa formula che ci ha portati lassù, in cima al mondo: difficile, se non impossibile. Nel frattempo, però, prendiamoci del tempo per ringraziare chi ci ha regalato traguardi impensabili e godiamo delle emozioni che abbiamo provato. Forse non torneranno più, ma c’è chi non ha mai provato l’ebbrezza di vedere la propria bandiera in cima alle classifiche, sventolata con orgoglio, tra lacrime di gioia e di liberazione dopo un anno di rinunce e di sacrifici.
Ecco che cosa dovremmo portare a casa dal 2021: la determinazione. Lo spirito di ambizione che porta a dare il meglio di sé. La fame di rivalsa. Se nel 2022 e negli anni a seguire avremo anche solo la metà di quella voglia di sognare, vittorie o no, saranno comunque anni che varrà la pena vivere.
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venerdì 13 Settembre 2024