Che cos’è stata la “Tirreno-Adriatico 2021”

 

1 Il buono, il brutto e il cattivo. Dopo l’antipasto alle “Strade Bianche”, la “Tirreno-Adriatico” è stata la prima corsa a tappe in cui si sono cimentati i tre grandi campioni a cui appartiene il futuro delle corse di un giorno e forse anche dei Grandi Giri: Julian Alaphilippe, Wout Van Aert, Mathieu van der Poel. Lo spettacolo è stato degno delle aspettative: di sette tappe, ben cinque sono state vinte dai tre ciclisti. Un plauso particolare va all’impresa di Van der Poel, che ha vinto la quinta tappa sotto la pioggia e al freddo dopo una fuga solitaria di oltre 60 chilometri.

2 Il futuro. Quando si parla di futuro, non si può omettere il nome di Tadej Pogačar, vincitore dello scorso Tour de France e di questa “Tirreno-Adriatico”. Il giovane corridore sloveno ha trionfato nell’unico arrivo in salita della corsa, a Prati di Tivo, assicurandosi poi la vittoria finale il giorno dopo con un altro attacco da distante durante il quale è riuscito a staccare tutti i diretti avversari. Se non si perde per strada, sarà per forza di cose il favorito delle grandi corse a tappe dei prossimi anni.

3 Ma l’Italia? Poco appariscenti, i ciclisti italiani hanno comunque saputo ritagliarsi uno spazio importante a questa “Tirreno-Adriatico”. Partendo dalla classifica finale, fa ben sperare per il futuro il quinto posto di Mattia Fabbro, giovane scalatore friulano. Inoltre, fa sempre piacere leggere il nome di Vincenzo Nibali che, nonostante una condizione non ancora ottimale, è riuscito a chiudere la corsa in top 10. Sono però stati importanti anche i piazzamenti nelle singole tappe: per ben quattordici volte la bandiera italiana è comparsa entro le prime dieci posizioni alla conclusione di una tappa. Spiccano senza dubbio il terzo posto di Ganna alla cronometro finale e il quarto posto di Fabio Felline nella gelida quinta tappa.

4 Conta solo vincere? Il grande favorito della cronometro che ha chiuso la “Tirreno-Adriatico”, Filippo Ganna, è arrivato terzo. Un giornalista della Rai lo ha raggiunto poco dopo la linea del traguardo. La prima domanda che gli ha fatto non è stata una domanda, ma un’osservazione in cui non si non può non notare (forse maliziosamente) un certo compiacimento: “Vederti secondo [al momento dell’intervista era ancora secondo] sembra già una sconfitta, sembra già un risultato deludente”. La risposta di Ganna è stata impeccabile e controcorrente rispetto alla nuova generazione di ciclisti spesso influenzata dal divismo di altre discipline sportive: “Preferisco sacrificare una mia vittoria a cronometro per il bene della squadra”. L’intervistatore, non contento, ha rincarato la dose, facendo notare come anche la squadra non sia andata benissimo. Ancora una volta la risposta ha dimostrato una grande maturità: “Abbiamo tutti dato il 100%, perché dovremmo essere delusi?”. Ecco, in un’epoca in cui conta solo arrivare primi e la competizione è esasperata, Filippo Ganna restituisce il giusto valore allo sport, ricordando come l’impegno valga più di qualsiasi risultato.

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mercoledì 15 Gennaio 2025