Di calcio, pensieri e d’altre sciocchezze: maledetta caponata!
Ci son cascato di nuovo. Ogni volta è sempre la stessa storia. Accidenti alla caponata. A quasi trentadue anni non ho ancora imparato che, tuffandomi in tarda serata sul mio piatto preferito, che non è certo il più leggero, la notte che m’attende è tutta un programma: ore a rigirarmi nel letto e, nella migliore delle ipotesi, incubi terribili.
Questa volta, però, la mia psiche ha dato il peggio di sé. E per di più in una notte speciale: quella che precede lo spareggio mondiale in cui l’Italia di Mancini si gioca la qualificazione a Qatar 2022.
Sul far del giorno, ancora a due passi dalla fase Rem, socchiudo gli occhi e nel dormiveglia rivedo la scena che ha rubato (e turbato) il palcoscenico dei miei sogni nei minuti (ore?) precedenti.
Ciak, si gira! Ecco lo stadio “Barbera” di Palermo gremito, finalmente a capienza completa dopo i lunghi mesi di riduzioni pandemiche. In scena la semifinale tra Italia e Macedonia del Nord: pura formalità per gli azzurri. I pensieri sono rivolti alla finale di martedì prossimo e gli occhi tutti puntati sul match Portogallo-Turchia, che regalerà ai campioni d’Europa l’avversario da battere. Ecco che in un tripudio di tricolori scendono in campo le due selezioni ed il match comincia. L’Italia domina il primo tempo, ma in modo alquanto sterile: tanta pressione ma poche occasioni eclatanti. I nasi cominciano a storcersi ma tutto sommato bene così: meglio gestire uomini ed energie. Un paio di gol nella ripresa e tutto si sistema. “Gliene facciamo uno e poi è goleada”, pontifica una voce fuori campo. Pardon, fuori sogno. Nel Bar Sport dipinto dalla mia mente, tra i vari commenti dei presenti, inizia la ripresa e il copione non cambia: la Macedonia “fa muro” e respinge ogni incursione dei padroni di casa e addirittura, in un paio di occasioni, mette la testa avanti e si rende pericolosa. “Meglio così: almeno la gara ha un senso fino agli ultimi minuti. Sai che noia sennò…”, penso ottenebrato da un filo di onanismo calcistico. La tranquillità mia, e dei presenti, comincia a vacillare quando, a dieci minuti dal novantesimo, il risultato è ancora inchiodato sullo 0-0. “Non è che vogliamo tirarla fino ai supplementari? Ma va! Golletto al novantesimo e tutti a nanna.” Il novantesimo arriva e non accade nulla: l’extra time è ad un passo. Qualche minuto prima è entrato persino Giorgione Chiellini, “così mette un po’ di birra nelle gambe per la finale”. Mentre sto per alzarmi dal tavolino per ordinare un caffè preparatorio agli ultimi trenta minuti di gara (tanto ai rigori mica ci si va), accade il coupe de teatre del mio incubo: campanile a centrocampo, spizzata ospite e palla in avanti. Indecisione azzurra con Trajkovski, ex Palermo in cerca di gloria, che si avventa sul pallone e fulmina con un destro ad incrociare, dai venticinque metri, uno statico Donnarumma. Neanche il tempo di fiutare l’acre lezzo della disfatta e l’arbitro fischia la fine: Macedonia del Nord in finale ed Italia esclusa per la seconda volta consecutiva dai Mondiali.
Il suono della sveglia, proprio mentre sto per iniziare a credere a quell’incubo, respinge in profondità il mio subconscio e mi riporta alla mite normalità dell’alba. Infilo le ciabatte e mi dirigo in cucina: un buon caffè mi farà iniziare al meglio questa giornata di lavoro, che poi stasera gioca l’Italia ed esser carichi è un dovere.
Stavolta però niente caponata per cena. Quella ce la teniamo per la finale di martedì.
Sport
Twitter:
domenica 16 Febbraio 2025