Victor Hugo impugna il pennello
Le ombre dei suoi “caffè-relli”
Pensate a Victor Hugo, cosa vi viene in mente? I Miserabili, Notre-Dame de Paris. Credo che pochi penserebbero alla sua propensione al disegno. Ebbene sì, oltre ad avere una favolosa penna, Hugo si dilettava pure con il pennello. Vorrei capire con voi quanto questo successo sia dettato dalla sua reale qualità pittorica o quanto sia invece l’eco di una già profonda notorietà.
Oltre a numerose caricature di vari personaggi dell’epoca, Hugo ritrae cupi paesaggi fantastici, in linea con i suoi romanzi. Prendendo spunto dalla realtà con lo sguardo di un viandante notturno, ritrae tempi sospesi tra le rovine dell’antichità e l’oscurità.
Reticente nella diffusione dei suoi dipinti e disegni, era solito donarli agli amici o alle donne che cercava di sedurre, ricoprendo le sue pennellate con sontuose dediche. La prima mostra dedicata alle sue opere viene allestita tre anni dopo la sua morte, avvenuta nel 1885. Lasciò la sua consistente produzione pittorica interamente alla Bibliothèque Nationale di Parigi, non essendosi mai ritenuto un pittore. Tuttavia, la scelta di una struttura più appropriata sarebbe stata più lungimirante, essendo le sue opere estremamente fragili, in termini di conservazione.
A differenza delle caricature, i suoi paesaggi hanno un’inclinazione romantica. In questi affronta la lotta antitetica dell’ombra e del giorno. Simili ad apparizioni, affiorano dalle tenebre come forme indefinite delineate per contrasto tra luce e ombra, giorno e notte, estrapolando le immagini dai suoi ricordi. In Ma Destinée non cerca di rappresentare l’oceano, si identifica con esso. Ed è questo il suo metodo: dipingere il mondo non dall’esterno ma ricrearne la tenebrosità.
Hugo usa tecniche tutte sue fino alla scelta dei materiali di partenza: come colori utilizza il fondo delle tazze di caffè o del calamaio, non le tele ma fogli di vecchia carta vergatina o lettere, non il pennello ma le dita. Spesso usa la tecnica del ritaglio delle sagome imprimendo la forma con una spugna, ripassandola con una penna e rielaborandola con lavature. Talvolta il colore trapassa il foglio e così nasce un secondo disegno indipendente sul retro. Le varie macchie nere si plasmano in castello, in foresta o in lago; sovente decide di annacquare il tutto con una tazza di caffè per rendere l’intera scena completamente opaca e notturna.
Quella di Hugo può essere definita un’irruzione nel mondo dell’arte con tecniche considerate inadeguate e inaccettabili dai suoi contemporanei. Le ombre dei suoi “caffè-relli” (mio neologismo per definire i dipinti hugoliani) e la necessità di conservare tutto, sia il disegno che le mascherine ritagliate, rispecchiano la personalità di Hugo, la sua visione fantastica e passionale della vita, in un alternarsi e confondersi di elementi ora tragici, ora grotteschi. Ed è forse questo il valore della sua arte: la capacità di mettere parte di sé su questi semplici fogli.
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mercoledì 11 Settembre 2024