Un’icona pop che simboleggia la rivoluzione
Che Guevara dopo la sua morte è diventato un’icona pop che simboleggiava la rivoluzione quasi per caso perché nessuno sapeva realmente a chi appartenesse quel volto, anche se siamo abituati a vedere la faccia del Che ovunque, nelle magliette, cappellini, murales.
La foto scattata da Alberto Korda di Ernesto Guevara, più conosciuto come il Che per il suo particolare intercalare, fece letteralmente il giro del mondo. Venne scattata il 5 marzo del 1960, giorno della commemorazione delle 1100 vittime dell’esplosione della nave francese “La Coubre” nel porto dell’Avana. L’uomo che fece diventare famosa questa foto fu Giangiacomo Feltrinelli, editore milanese che la scelse come copertina del “Diario in Bolivia” del Che. La foto in seguitodivenne un’icona pop tramite alcune serigrafie.
Prima di questo successo planetario Ernesto era uno studente di medicina come tanti altri, viveva in Argentina. La chiave di volta della sua vita fu un viaggio fatto a 23 anni a bordo di una moto chiamata “La poderosa” in compagnia del suo amico Alberto Granado. Influenzerà la sua visione del mondo per sempre. Nel dicembre del 1951 decise di lasciare tutte le sue comodità e la famiglia per scoprire la sua terra, come facevano i conquistatori portoghesi e spagnoli nel XV secolo. Il viaggio gli farà scoprire un’America Latina che non aveva mai visto da casa sua: il dolore, la povertà, la prostituzione, le malattie. Tutto questo smuoverà qualcosa in lui, scopre la sua affinità con l’umanità e da questo momento prende la decisione di cambiare il mondo, proposito troppo ambizioso per un solo uomo. Nel 1952, dopo 6 mesi il viaggio arriva al termine a Caracas, Venezuela. Per tutta la durata del percorso tenne un diario, per questo noi oggi possiamo leggere le sue riflessioni nel libro “Latinoamericana”. Dopo questa esperienza incontrerà Fidel Castro con cui compie la rivoluzione cubana per rovesciare il regime dittatoriale di Fulgencio Batista. La rivoluzione cubana sarà il modello per le future rivoluzioni. Il suo pensiero, basato soprattutto sulla creazione di una nuova società e sulla costituzione di un uomo cosciente delle sue azioni si ritrova nell’influenza di Marx e del comunismo russo, però in un certo senso la sua visione si allontana per l’insistenza nella partecipazione di ogni individuo per arrivare alla formazione di una società socialista. A Cuba si importarono modelli europei ma Guevara seppe fare sue quelle idee modificandole e adattandole alla sua visione. Le circostanze della sua morte lo hanno mitizzato agli occhi della gente. Morì il 9 ottobre 1967, dopo essere stato catturato in Bolivia. Gli spararono a gambe, braccia e petto per non farla sembrare un’esecuzione capitale. L’infermiera incaricata di lavare il suo corpo disse che aveva gli occhi ben aperti. Da questo momento inizia il processo di beatificazione che ancora oggi i contadini di quella zona della Bolivia e di buona parte del Sud America hanno realizzato identificando la sua figura con quella di Cristo perché dicono che entrambi hanno sacrificato la loro vita per gli ultimi. Sembrano dettagli irrilevanti ma sono importanti per capire l’immaginario collettivo di quelle popolazioni. In molti posti tra Valle Grande e la Higuera, luogo dove fu assassinato, lo chiamano “San Ernesto de la Higuera” e dicono che sia nato lì, esattamente come succede per i santi per cui il vero giorno di nascita non è quello della nascita fisica ma quello della morte, perché si entra nell’immortalità, la nascita spirituale. Ci sono probabilmente delle coincidenze, che contribuiscono a creare un alone di leggenda intorno alla figura del Che. Che Guevara, oltre al suo mito lasciò qualcosa di più forte ossia il suo pensiero che si può leggere. La sua visione non si limitava all’America Latina, si espandeva per tutto il mondo tanto che lui stesso disse che “sentiva il dolore del mondo”. Questo modo di vedere si incontra nei fatti della sua vita: non rimase solamente a Cuba, cercò di portare le sue idee ovunque ma le sue azioni portarono disastri. Nonostante questi fallimenti quest’uomo ha riacceso la speranza nei latinoamericani, speranza di una vita migliore. Lo hanno celebrato in diverse canzoni come HastaSiempre di Carlos Puebla, anche Guccini gli ha dedicato una canzone intitolata “Stagioni”.
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giovedì 15 Maggio 2025