Tutu e l’irresistibile leggerezza del tulle
“Fare della danza una commedia”, questo l’obiettivo dichiarato dal regista e coreografo Philippe Lafeuille, che lo centra mirabilmente – anche grazie all’assistente Flavie Hennion – con Tutu, spettacolo nato nel 2014 per festeggiare il ventennale della compagnia Chicos Mambo, da lui fondata nel 1994 a Barcellona insieme a due ballerini che hanno contribuito allo spirito dissacrante e ironico che li contraddistingue.
“È una danza che diverte, ma non scherza in quanto a difficoltà tecnica ed efficacia”, scrive Le Monde, e infatti i Chicos si fanno notare fin dagli esordi in Spagna e in Francia proprio per questa commistione di qualità, estetica visionaria e pazzia, raggiungendo il successo ufficiale nel 1998 con Mèli-Mélo. Innamoratosi della danza dopo la visione di uno spettacolo di Maurice Béjart e vantando una carriera da interprete con collaborazioni importanti – da Madonna a Nureyev -, Lafeuille giunge così alla consacrazione come artista eclettico e multidisciplinare.
Tutu rappresenta un mix di 24 stili, da brani di repertorio a balli caraibici, dal tango alle donne in passerella e sottoveste di Pina Bausch, eseguiti da sei straordinari ballerini – Vincenzo Veneruso, Vincent Simon, Julien Mercier, Marc Behra, Kamil Jasinski, David Guasgua – che con libertà, ironia e festosità scardinano ogni convenzione di genere, tabù e codice coreografico. Coadiuvati dai colorati, soffici e meravigliosi costumi di Corinne Petitpierre, assistita da Anne Tesson, e dai giochi di luci a cura di Dominique Mabileau, assistito da Guillaume Tesson, i Chicos trasportano il pubblico in un mondo magico in cui ogni parte del corpo si trasforma in pura arte, a tratti divertente, a tratti romantica, disturbante e affascinante, sensuale e ridicola, in un gioco di contrasti che celebra la bellezza in ogni sua forma, dalla più tradizionale alla più anticonvenzionale.
Non si tratta solo di uno spettacolo ma piuttosto di un inno alla vita, alla gioia, alla libertà, all’indipendenza, all’affermazione di se stessi, alla diversità che unica rende il mondo interessante, all’accettazione dei propri difetti e di quelli degli altri senza compromessi, giudizi o pregiudizi, e ancora all’umorismo, al non prendersi troppo sul serio, all’autoironia che troppo spesso manca, all’unione e alla comunione che possono soverchiare ogni difficoltà, alla risata contagiosa che tutto sana. E dato che è il periodo giusto, possiamo riassumere il tutto come spirito natalizio.
Per il pubblico del Teatro Sociale di Trento l’esperienza si conclude con un ballo liberatorio di sala e palchetti sotto la guida di Philippe Lafeuille in persona. Quando poi si lascia il teatro la metamorfosi è compiuta, si è più sereni, più felici o, per dirla con il grande coreografo, meravigliosamente “tutuzzati”.
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venerdì 7 Febbraio 2025