Tanto brutto che non ci si può credere
Su queste pagine abbiamo spesso scritto di film che meritano di essere visti e recuperati, siano essi perle del passato o chicche contemporanee. Ma non ci sono solo i grandi film, ahinoi. Esistono anche i film brutti. Anzi, statisticamente sono in maggioranza rispetto a quelli belli. Va bene, ma qual è il senso di dedicare un pezzo ai film brutti? Di certo non spingere a vederli, quanto semmai suggerire di starne alla larga. Tuttavia, sarebbe troppo facile prendersela così, in maniera generica, contro dei brutti film. Meglio prendersela contro i grandi registi che hanno fatto brutti film. Sì, perché capita anche ai maestri del cinema di compiere qualche passo falso.
Prendiamo un regista come Quentin Tarantino: filmografia breve (nemmeno dieci film) di quasi solo capolavori. Eppure un mezzo passo falso c’è: Grindhouse – A prova di morte (2007). È un omaggio ai B-movies con cui Tarantino è cresciuto. Piacciono solo a lui e il film risulta un po’ freddo allo spettatore. Oppure vogliamo parlare di Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008) di Steven Spielberg? Spielberg non ha certo bisogno di presentazioni, eppure il quarto capitolo della saga dedicata a Indiana Jones è così brutto che non ci si può credere. Sembra fatto da un novellino svogliato. Probabilmente Spielberg ci ha appiccicato il nome solo per ragioni di marketing, perché non possiamo (e non vogliamo) credere che l’abbia davvero diretto lui.
David Lynch. Dune (1984). Ok, in questo caso ci sono un sacco di attenuanti: è davvero difficile, se non impossibile, adattare in un unico film di poco più di due ore l’esalogia di Frank Herbert. Basti pensare che solo il primo capitolo cinematografico del nuovo adattamento targato Denis Villeneuve dura più dell’intero film di Lynch. Diciamo che il Dune lynchiano non rimarrà nella storia del cinema. Così come non ci rimarrà nemmeno Miss Peregrine – La casa dei ragazzi speciali (2016) di Tim Burton. Eppure c’erano tutte le carte in regola perché Miss Peregrine diventasse un classico della filmografia burtoniana: il soggetto, l’ambientazione, i freaks. Eppure non ha funzionato, segno evidente di una crisi creativa che ha colpito Tim Burton da alcuni anni a questa parte.
Ridley Scott e Clint Eastwood. Non sono di certo Stanley Kubrick e François Truffaut, ma hanno comunque lasciato un segno profondo nel cinema contemporaneo. Di scivoloni ne hanno fatti anche loro. Qual è il senso di Un’ottima annata – A Good Year (2006) di Scott? Un film né carne né pesce, buttato in mezzo a due pellicole seminali e mastodontiche come Le crociate e American Gangster. Non è un brutto film, ma non c’entra niente nella sua filmografia. Piuttosto bruttino invece lo è per davvero Ore 15:17 – Attacco al treno (2018) di Eastwood, che ha voluto raccontare dell’attentato di matrice islamista sventato da tre ragazzi americani su un treno diretto a Parigi. Pane per i denti di Eastwood. Eppure non funziona niente, a partire da una sceneggiatura fuori fuoco e deboluccia.
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mercoledì 19 Marzo 2025