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Sophie Calle ha resuscitato i fantasmi del Musée d’Orsay

Sophie Calle è un’artista francese ben conosciuta nel panorama mondiale, nota ai più per “Les Dormeurs” (1979 – Sleepers ) e per “Take care of yourself, prenez soin de vous, cuidate mucho” (2007 – Prenditi cura di te).

Spesso risulta molto difficile dare un’etichetta all’arte, vincolare un’opera in una categoria può essere persino impossibile, e Sophie Calle è l’emblema di questo difficile lavoro: le sue creazioni sono arte allo stato puro, senza il bisogno di avere una definizione.

Il primo dei due lavori citati in precedenza – che le permise di guadagnare fama nel mondo della fotografia – raccoglieva scatti su ventinove soggetti che dormono per otto ore, ripresi proprio nel letto della fotografa. L’altro, presentato alla Biennale di Venezia nel 2007, è una raccolta di risposte – da parte di 107 donne diverse – al messaggio “d’addio” di un uomo all’artista stessa. Le fotografie, i video e le installazioni sono di un impatto emozionale davvero forte. L’ultimo colpo messo a segno dalla Calle è una mostra presso il Musée d’Orsay nella quale sono stati “rievocati i fantasmi della Gare”, l’antica stazione al posto della quale oggi possiamo trovare il museo. Il retroscena dell’esposizione è davvero peculiare.

Sophie, dopo essere stata per un breve tempo negli States per studiare – senza successo né passione – sociologia e aver trascorso qualche anno pellegrinando per gli US, è tornata nel 1978 a Parigi senza sentire più “sua” la città. Dopo aver passato qualche giorno seguendo con la sua macchina fotografica degli sconosciuti, perdendoli e perdendosi per le strade della città, racconta di essersi trovata dentro quel poco che restava dell’Hotel d’Orsay, parte cardine della storica ferrovia, che sarebbe stata poi restaurata e rimessa in piedi solo l’anno successivo su progetto dell’architetto Valéry Giscard d’Estaing.

In quel momento il posto era lugubre, “pieno di gatti e topi morti”. Nulla sarebbe riuscito però a limitare la curiosità dell’artista che, nei suoi mesi vissuti lì come “squatter”, ha raccolto qualsiasi tipo di materiale disponibile: dai pomelli ai carillon, dalle chiavi ai mattoni. Questi elementi, acquisiti senza un perché troppo logico, hanno finalmente trovato il loro posto nel mondo: sono il fulcro dell’esposizione che racconta l’eredità dell’Hotel.

Il nome della Calle è attualmente all’Orsay, dove il passato di uno dei musei più conosciuti e importanti del mondo si racconta con una mostra fuori dal tempo. Il tipo di approccio rende il tutto consigliato agli amanti dell’arte concettuale, ma anche a chi ama lasciarsi trasportare verso una meta non definita, girovagando per edifici abbandonati, con un’ottica decisamente voyeuristica su un passato che risulta essere tanto cupo quanto affascinante allo stesso tempo.

Cultura
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giovedì 5 Ottobre 2023