Si salvi chi PROG – Il miraggio dei Camel

Per il settimo appuntamento di “Si salvi chi PROG” facciamo un passo indietro e torniamo alla quarta puntata. Ve li ricordate quei matti dei Caravan? Ecco, stiamo per tornare dalle loro parti, perché il protagonista di oggi è un altro gruppo irrinunciabile della scena progressive di Canterbury: i Camel. Parliamo in particolare del loro apice assoluto, un disco che ha fatto la storia del rock anni Settanta e che meriterebbe senz’altro più considerazione.

Come avrete intuito dalla copertina dell’articolo, il disco incriminato non può che essere Mirage. Alla sua uscita, Mirage finì sulla bocca di tutti, ma per il motivo sbagliato. Al centro della discussione c’era ovviamente il rimando alla nota marca di tabacchi che, negli Stati Uniti, portò a lunghe e pressoché inutili controversie legali; quantomeno, in Europa non ci fu l’ostracismo da parte della burocrazia, anzi. La Camel produsse addirittura dei pacchetti in edizione limitata che riportavano la tracklist dell’album. In ogni caso, il vero motivo per cui si sarebbe dovuto parlare di questo disco è un altro, ed è molto semplice: è un capolavoro.

Lontano dalle influenze jazzistiche provenienti da oltreoceano (rintracciabili per esempio nei sopracitati Caravan), Mirage ha un sound del tutto originale, con una certa inclinazione per il symphonic prog. Persino la caratteristica che accomuna i Camel ai colleghi di Canterbury – ovvero l’interesse per il fantasy e lo stravagante – sa distinguersi, grazie alla terza traccia del disco. Infatti, Nimrodel/The Procession/The White Rider è uno splendido omaggio ai racconti di J.R.R. Tolkien, in cui per quasi dieci minuti Andrew Latimer, Peter Bardens, Doug Ferguson e Andy Ward danno prova di un talento musicale inaudito.

L’altra suite posta alla fine dell’album è Lady Fantasy e poche righe non bastano di certo per dare anche solo una vaga idea della sua grandezza. Nessun suono superfluo. Nessuna sbavatura. Ogni nota è esattamente dove dovrebbe essere. E questo discorso potrebbe benissimo essere esteso all’intera opera. Ecco, forse è da intendersi così, il titolo: una creazione talmente perfetta da risultare essa stessa il “Miraggio”.

Mirage non ha avuto il successo che meritava (soprattutto in patria), ma non è mai troppo tardi per riscoprire questo lavoro colossale.

Piccola nota a margine: ma che fucina di geni era l’Inghilterra degli anni Settanta? I Pink Floyd al loro meglio, i Genesis al loro meglio, Led Zeppelin, King Crimson, Deep Purple, Yes, Emerson Lake & Palmer. E l’elenco sarebbe ancora lungo. Da non crederci.

Cultura
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

domenica 8 Dicembre 2024