Scontri generazionali. Com’è cambiato il rapporto giovani-adulti secondo Gustavo Pietropolli Charmet

Nel corso dell’intensa rassegna culturale “Agosto degasperiano – Inquietudini” la Fondazione Trentina Alcide De Gasperi ha ospitato, davanti ad un numeroso pubblico al teatro parrocchiale di Vigolo Vattaro, una coinvolgente conferenza dal titolo “Arcipelago delle generazioni. Giovani e adulti in un mondo che cambia” con protagonista lo psichiatra e psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet.

Nell’alveo della rassegna, dal titolo “Inquietudini”, non poteva mancare un focus sul repentino mutamento dei rapporti, spesso conflittuali, che intercorrono tra generazioni. Rapporti che non si limitano esclusivamente alla sfera domestica, ma anche a tutti quelli che vanno ad  instaurarsi tra generazioni differenti e in tutti i contesti sociali. Un argomento particolarmente delicato, dalle mille sfumature e che sovente corre il rischio di essere eccessivamente semplificato, andando ad etichettare il periodo  dell’adolescenza come una mera “fase di ribellione” passeggera.

Lo studioso veneziano, in carriera,  ha dedicato numerose ricerche verso il mondo giovanile e, nello specifico, dell’adolescenza ed è stato inoltre docente di psicologia dinamica alla Bicocca di Milano, primario dei servizi psichiatrici nella medesima città, socio fondatore dell’Istituto Minotauro, nato allo scopo di prestare assistenza psicoterapeutica a giovani in difficoltà, ma anche dedito al sostegno della figura genitoriale. Non manca l’attività editoriale: Charmet è autore di molteplici pubblicazioni e saggi riguardanti la caleidoscopica sfera dell’adolescenza e del mondo dei giovani.

Proprio grazie a questa pluriennale esperienza, durante la serata il professore ha sapientemente contribuito a far comprendere più chiaramente questa tematica. Pietropolli Charmet ne è certo: un evidente ostacolo nel rapporto tra adolescenti e adulti – non solo genitori, per l’appunto – è che nel tempo si è delineato un sempre più marcato  allentamento delle gerarchie. Lo psichiatra fa notare come, rispetto alle generazioni precedenti, la figura educante si sia molto indebolita. Non c’è più la capacità (o volontà) di far rispettare le regole. Si è fatto largo invece il depotenziamento dell’importanza della regola in favore di un rapporto più protettivo, in cui il ragazzo viene trattato come fanciullo innocente a cui è opportuno far trapelare solo alcuni aspetti della vita reale, cioè quelli che volgono a mostrare solo l’aspetto migliore della vita.

Facendo così gli adulti di oggi vengono meno ad uno dei compiti fondamentali dell’educazione giovanile: presentare ai bambini ogni dimensione della realtà, anche quella negativa in cui affiorano elementi come la sconfitta, il rifiuto, la privazione, la malattia ed infine la morte. Tutto questo è stato estremamente accentuato durante il lockdown dovuto alla pandemia di Covid, in cui spesso non è stato fatto sufficientemente presente quanto la situazione fosse seria.

Pietropolli Charmet sostiene con veemenza che solo mettendoli davanti ad ogni sfaccettatura della realtà, anche se scomoda e dolorosa, è possibile dare ai ragazzi gli strumenti necessari per crescere ed affrontare la vita senza rischiare di farli sentire abbandonati e vulnerabili in un mondo che faticano a capire.

 

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lunedì 17 Febbraio 2025