SA DIE DE SA SARDIGNA
In Sardegna c’è una festività regionale molto particolare che si festeggia il 28 aprile di ogni anno: sa die de sa Sardigna, il giorno della Sardegna, che chiude le scuole ma non gli uffici pubblici. Ma cosa si festeggia in questa data? Questo territorio è stato storicamente invaso da varie popolazioni: fenici, romani, spagnoli, catalani, piemontesi. Il 28 aprile del 1794 ci fu una sommossa che costrinse alla fuga da Cagliari il viceré Vincenzo Balbiano e i funzionari sabaudi, in seguito al rifiuto di soddisfare le richieste dell’allora Regno di Sardegna di riservare ai sardi le cariche pubbliche, un Consiglio di Stato a Cagliari, vicino alla sede del viceré e l’istituzione a Torino di un Ministero per gli affari della Sardegna. Domato il grosso della rivolta, alcune richieste furono accolte nel 1796. Questa festività viene istituita ufficialmente nel 1993 ed è la prova che ai sardi se li stuzzichi reagiscono. La vivacità artistica sarda e in molti altri ambiti è nota a livello nazionale e internazionale, specialmente quella musicale con i Tazenda e i famosissimi Tenores di Bitti, custodi di un canto e di trazioni antiche, ma ci sono anche delle nuove leve come Antonio in arte Bandito viene da Sassari. Una delle sue canzoni più calzanti per questa giornata si intitola Libera sa terra che è un inno appunto alla liberazione dell’isola dagli invasori che l’hanno sfruttata e poi abbandonata.
Prendi in mano la mitragliatrice caricala di parole,
non serve la violenza in questi casi vince l’azione fatta in unione
ormai son troppi anni che ci stan facendo fuori i signori…
riempitevi i polmoni e urlate: LIBERA SA TERRA!
Da chi la affama e calpesta NO CHERIMUS GHERRA!
Vogliamo alzare la testa e dire che tra noi non ci deve essere odio
L’eolico va bene sì però condividiamolo un po’.
Questa è una canzone pienamente significativa che affronta diversi argomenti come le basi NATO che affollano le spiagge, i ricchi “borghesoni” che pensano solo a sfruttare la terra, la bellezza del popolo sardo, antichissimo benedetto e maledetto dal mare, lo amano un po’ tutti ma tutti sono pronti a fargli del male. Questa è una canzone che andrebbe ascoltata per intero e cantata come fosse un inno ogni 28 aprile.
Vi lascio con le parole del premio Nobel Grazia Deledda nella sua poesia “Noi siamo sardi”:
Noi siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi,
romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi.
Siamo le ginestre d’oro giallo che spiovono
sui sentieri rocciosi come grandi lampade accese.
Siamo la solitudine selvaggia, il silenzio immenso e profondo,
lo splendore del cielo, il bianco fiore del cisto.
Siamo il regno ininterrotto del lentisco,
delle onde che ruscellano i graniti antichi,
della rosa canina,
del vento dell’immensità del mare.
Siamo una terra antica di lunghi silenzi,
di orizzonti ampi e puri, di piante fosche,
di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta.
Noi siamo sardi.
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giovedì 15 Maggio 2025