Quell’indispensabile tassello del puzzle

Fogli sparsi con testi di canzoni e spartiti, cavi aggrovigliati e sovrapposti, custodie di strumenti musicali e neppure un centimetro di pavimento libero, che fare un passo è già un’impresa: questo il fotogramma che appare a chiunque si affacci ad una sala prove, così come un palcoscenico, pronti ad ospitare una band.

Qualsiasi musicista che abbia provato l’esperienza della musica d’insieme ha ben impresso nella mente il brio che precede l’inizio dell’esibizione, quella sensazione che da quel caos organizzato di cose e persone possa nascere in ogni istante qualcosa di nuovo, sconosciuto e unico. Le corde di una chitarra, i tasti di un pianoforte, e l’anima di una voce diventano un tutt’uno, all’interno di una cantina come di un palasport, proprio in virtù del fatto di essere lì, uniti. Suonare insieme non è solo musica, è molto di più: è confrontarsi, condividere emozioni, diventare complici e soprattutto imparare ad ascoltarsi.

L’annus terribilis 2020, e la sua coda funesta che si protende e ci sferza tuttora, ha portato via – assieme a mille altre cose – anche tutto questo: il mondo della musica è stato terribilmente vessato e, per quanto valore possano avere session digitali, live in streaming o – nella migliore delle ipotesi – concerti senza pubblico, è innegabile che si siano perse totalmente quelle atmosfere irreplicabili legate alla sfera della musica dal vivo.

Naturalmente, di fronte alla drammaticità di una pandemia globale che ha travolto le nostre esistenze e dissestato ogni ambito, risulterebbe indelicato rimarcare l’essenzialità di un singolo settore – scegliendo di proposito di non addentrarci nell’analisi di quanto difficile sia questo momento per chi vive “attorno” al palcoscenico: tutti i lavoratori che permettono che il mondo della musica e dello spettacolo allieti da sempre le nostre giornate. Certò è però che, quando un puzzle si sfalda, poco importa se ad esser tolto è il cuore del soggetto o il pezzettino di cielo ai margini del rettangolo: la mancanza si avverte ugualmente, specialmente se, come accade oggi, sono molti i pezzi a mancare.

L’unica riflessione che ci sentiamo di addurre è che, quando torneremo alla normalità – dimenticandoci mascherine, distanze di sicurezza, gel igienizzanti, zone rosse, arancioni e gialle – sarà utile ricordarsi di non dare mai nulla per scontato e di godere al massimo delle cose belle che la vita è in grado di regalarci. Tra cui la musica, che sia in una cantina, come in un palasport.

Cultura
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lunedì 9 Dicembre 2024