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Più nei boschi che nei libri

Poesia. Metafora. Palpito. Ritmo. Ironia. Sono solo alcune delle molteplici parole che mi sorgono alla mente mentre seguo, osservo, ascolto, gusto, mi emoziono – in una parola, vivo – il reading teatrale con musiche dal vivo di Violante Placido, andato in scena alla Sala della Filarmonica nella serata del 4 maggio nell’ambito del Trento Film Festival 2023.

L’atmosfera boschiva ricreata con l’ausilio degli straordinari musicisti che l’accompagnano, Enrico Caruso al handpan e Riviera Lazeri al violoncello, si respira come se vi fossimo immersi, al punto che sembra quasi di poter percepire il profumo della resina. La performance si apre con un elogio alla natura, creatrice di vita, di bellezza e di sapere. “Nei boschi c’è l’università del mondo”, afferma infatti l’attrice.

La magnificenza del testo risiede nella poesia delle sue metafore e citazioni, calzanti, dolci e amare allo stesso tempo ma capaci di creare una musica nella musica, al punto da non discernere più se siano gli strumenti ad accompagnare la fonetica o viceversa. Gli alberi, presentati come antenne che fanno da tramite tra il cielo e la terra, che ballano con il vento e raccolgono il nutrimento dal terreno, “danzano al ritmo delle orchestre di altri alberi” in un ciclo infinito di interconnessioni di cui potremmo far parte anche noi, se solo sapessimo ascoltare. Il loro tronco è come un ventre materno che sembra dirci: “Tu che mi ascolti, troverai più nei boschi che nei libri”.

Le foglie divengono un sistema di comunicazione democratico e inclusivo, un cosmo in miniatura, una galassia in cui tutto è collegato: “Sembrano fragili ma sono la tecnologia più avanzata che abbiamo”. Nel loro continuo mutare d’aspetto ci ricordano che la vita è ricca di infinite sfumature, non a caso l’autunno è stato spesso fonte d’ispirazione per scrittori famosi, da Apollinaire a Verlaine, da Fanciulli alla stessa Placido, che in versione cantautrice ci mette voce e chitarra.

Ma in questo racconto c’è spazio anche per la storia di Armand, che attaccando targhe della conoscenza ai rami degli alberi, crea la più grande enciclopedia del sapere a cielo aperto, perché dalla bellezza dipende tutto. “Quando arriverete in questo mio sogno sarà estate e sarete stufi della vostra cameretta. Nella mia casa nel bosco vi sentirete parte del firmamento sereno”.

Il sogno di Armand di trovare un cosmo in un bosco dovrebbe insegnarci a non danneggiare gli altri per non danneggiare noi stessi. “Dobbiamo ricordarci che quando siamo in un bosco, siamo ospiti: lupi e orsi sono i padroni di casa. Abbiamo scordato azioni, reazioni e relazioni. Abbiamo scordato le regole della natura per imporre le nostre e probabilmente le dettiamo sbagliate”.

Alle parole di un padre al figlio viene affidata una riflessione sulla mancanza di una leadership in grado di prendere decisioni comuni e a lungo termine per superare la crisi climatica e sulla necessità di fare ognuno la propria parte: “Cerco di insegnarti come si cresce. Un altro mondo è possibile: dobbiamo solo crederci e lottare per esso”.

La serata si conclude così con un’ultima canzone composta dalla Placido, We will save the show, che rappresenta un invito a realizzare i propri sogni senza paura di fallire, “con l’augurio che tra questi ci sia anche la speranza di salvare il mondo”.

Cultura
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venerdì 29 Marzo 2024