Omaggio a Umberto Moggioli

Omaggio a Umberto Moggioli è la mostra allestita a Palazzo Albere a Trento, inaugurata il 20 gennaio 2021 e chiusa pochi giorni dopo a causa della pennellata che ha tinto il Trentino di arancione.

L’esposizione nasce dalla collaborazione tra Mart Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto e MUVE Fondazione Musei Civici di Venezia, per celebrare il pittore trentino che fu tra i protagonisti dell’avanguardia artistica che si sviluppò agli inizi del Novecento a Ca’ Pesaro e che portò alla fondazione della Scuola di Burano. L’arte di Moggioli (Trento, 1886 – Roma, 1919) vide il suo momento di massimo splendore proprio durante il soggiorno veneto, quando realizzò quadri di paesaggi dalla forte carica espressiva.

Ed è da una serie di opere paesaggistiche che inizia la visita alla mostra omaggio di Palazzo Albere: incontriamo così i colori delle isole, l’acqua della laguna e l’azzurro del cielo. La linearità e la sinuosità delle forme risentono della cultura mitteleuropea e del simbolismo di fine Ottocento che l’artista declina mirabilmente attraverso l’uso del blu cobalto, di pennellate ampie, fluenti e di campiture omogenee.

Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale Moggioli si arruola volontario nella Legione Trentina di stanza a Verona. Il percorso espositivo e noi con esso lo seguiamo spostandoci verso l’entroterra. Le tinte cambiano: non è più l’azzurro dell’acqua ad essere protagonista della scena, ma il verde dei campi, delle viti e degli ulivi e il rosso della terra. In quel periodo l’artista conosce la moglie Anna, se ne innamora e la sposa. Il paesaggio inizia a popolarsi: contadini al lavoro, donne che allattano sedute sui prati, bambini che giocano felici e una coppia che si tiene teneramente per mano sullo sfondo della rocca di Asolo. Anche lo stile pittorico cambia, segnato dal primitivismo di Tullio Garbari e dal cloisonnisme di Gino Rossi, a loro volta ispirati da Gauguin e il postimpressionismo.

Trasferitosi infine a Roma, Moggioli realizza principalmente rappresentazioni d’interni o di esterni dagli orizzonti limitati, ma soprattutto figure umane dalle volumetrie più solide. La sua produzione ritrattistica tra Trento e Roma spicca nella parte finale della mostra. Il pittore sposta la sua attenzione dagli oggetti alle emozioni, guardando a modelli europei contemporanei come Boldini, Sargent, Matisse e Boccioni.

La forza espressiva, la serenità e la pace che questo artista riesce a infondere ad ogni sua opera creano emozioni che non si possono trasmettere a parole. Speriamo quindi di poter tornare a visitarla di persona prima del prossimo 9 maggio, data in cui si concluderà.

Cultura
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

sabato 27 Luglio 2024