Mike Flanagan è il Re dell’Horror moderno?

Nascere a Salem poteva essere una croce quattrocento anni fa, ma ora che delle “streghe” non rimane che una grandissima produzione letteraria a tema, non potremmo dire lo stesso, anzi: per Mike Flanagan nascere a Salem potrebbe essere stata una benedizione. Il regista, nato in uno dei luoghi “più horror” che ci siano, si è confermato come uno dei nomi più importanti nell’ambito della direzione di film e serie horror, è quello che tutti vorrebbero quando la propria opera letteraria favorita viene trasposta sul piccolo o grande schermo.

La produzione cinematografia, avviata al grande schermo nel 2011 con “Absentia”, è proseguita fino agli ultimi anni, quando è arrivato il “break” serie tv. “Oculus” (2012) aveva già un ché di lovecraftiano – l’autore stesso ha confermato – poi c’è stato il trittico del 2016 “Before I wake”, “Hush” e “Ouija”: tutti originali, con il proprio perché, Flanagan non è mai banale. Nel 2017 c’è stata la grande trasposizione del “Gioco di Gerald”, da un’opera di King, scia sulla quale si è mosso e continuerà per tempo: nel 2019 “Doctor Sleep”, sequel di Shining”, e arriverà – per quanto non ci sia ancora una data – “La vita di Chuck”, tratto da “If it Bleeds”, sempre di King.

Lo stesso vale per le serie dirette: The Haunting – S1, “Hill House” S2, “Bly Manor”, “Midnight Mass”, “Midnight Club” e “The Fall of the House of Usher”, sono in linea di massima tratte da varie raccolte, come per l’omonimo Hill House di Shirley Jackson o i vari racconti di Christopher Pike (Usher). I prodotti per il piccolo schermo sono antologici, si tratta di stagioni sconnesse, con ogni episodio che dà le vibes di un vero e proprio film, a sé stante e godibile durante tutta l’ora (indicativa) della sua durata. Questo carattere è sicuramente un pro vista la bassa soglia di attenzione del pubblico delle principali piattaforme di streaming, ma il suo successo non può essere limitato a questo. La fotografia è sicuramente ottima e nulla viene lasciato al caso, nei racconti così come nelle immagini: ogni scena diventa un puzzle, alcuni jumpscare sono nascosti e quasi anticipabili, i particolari sono resi essenziali come se fosse un capitolo scritto da Eichiiro Oda. L’horror più puro del piccolo schermo è il suo: non serve lo splatter, per quanto di sangue ce ne sia spesso, così come gli spaventi, quello che fa paura “siamo noi”. L’elemento psicologico è la quintessenza dei suoi lavori, la costruzione dei personaggi avviene sempre in maniera minuziosa.

Ognuna delle serie meriterebbe una menzione speciale, come “Usher”, un “Seven” moderno, “Midnight Mass” per la forte allegoria religiosa, frutto di anni di studio del tema, o “Hill House”, per capire tutti i complimenti che merita va guardata e basta, ma nessuno lo ha ancora incoronato come Re dell’Horror moderno, e non è un male. Che la produzione artistica di Flanagan continui, prolifica e sulla stessa lunghezza d’onda, alzando l’asticella di episodio in episodio, gli amanti del genere possono solo augurarselo, perché non possiamo avere dubbi: abbiamo davanti un talento generazionale.

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mercoledì 19 Marzo 2025