“Liliana”, il docufilm sulla vita di Liliana Segre

75.190. Questo è il numero che rimarrà per sempre sulla pelle di Liliana Segre, impresso poco più che bambina all’età di 13 anni nel campo di concentramento di Auschwitz. La identificava all’interno del campo, ma da quel momento la sua identità sarebbe cambiata per sempre. ‘Liliana’ è un docufilm di Ruggero Gabbai, presente nelle sale cinematografiche italiane solamente per tre giorni, il 20, 21 e 22 gennaio. Ci rivela questo personaggio della storia italiana nella sua veste più intima e famigliare, luci e molte ombre. La mente brillante e giovane come l’ha definita un altro senatore a vita, Mario Monti, spicca nelle sue riflessioni che non fanno sconti a niente e nessuno, nemmeno a sé stessa. La lucidità e vividezza con cui la Segre racconta sono impressionanti per una novantenne.

Il silenzio della senatrice riguardo la Shoah è durato 45 anni. Troppo doloroso raccontare ciò che era stato e appena tornata in pochi volevano davvero ascoltare. Ma dopo una lunga depressione l’unica soluzione e salvezza era proprio quella: raccontare. Dopo tutto quel dolore Liliana ha conosciuto però anche l’amore durato tutta la vita, la gioia di diventare madre e poi nonna. Una nonna affettuosa e consigliera saggia, com’è descritta dagli stessi nipoti.La sua storia ha condizionato i suoi figli, come lei stessa rimarca, non potevano comprare cose tedesche, né andare in Germania o avere amici tedeschi, un’estremizzazione che probabilmente solo chi è passato per un campo di concentramento può realmente capire.

La Segre ha curato il memoriale sulla Shoah del binario 21 in stazione centrale a Milano, ed è lei che ha voluto fortemente la parola indifferenza a caratteri cubitali in quel luogo. L’indifferenza dei milanesi che lei stessa ricorda quando gli ebrei attraversarono la città per arrivare in stazione, l’indifferenza che si vede oggi riguardo questo argomento. Liliana si dice pessimista per il futuro:

“di tutta questa storia non rimarrà che una riga sui libri di storia”.

Sta a noi non smettere di ricordare ora che le persone italiane sopravvissute allo sterminio sono solamente 13. Indifferenza è proprio una brutta parola in questo contesto, significa la mancanza, spesso ostentata, di partecipazione o d’interesse. Qualcosa che tutti quei morti non si meritano.

Negli ultimi minuti del film si vede in casa sua una vignetta divertente che raffigura lei di dimensioni sproporzionate, con un indice altrettanto sproporzionato, che dice ad un piccolo La Russa “Ricordati del 25 aprile”, un monito che tutti dovremmo ricordare.

Liliana detiene anche un triste primato: è la donna più vecchia d’Europa ad avere la scorta a causa delle parole d’odio che le sono state rivolte in questi ultimi anni. Però oggi, con la consapevolezza di tutto ciò che ha vissuto, alle persone che si preoccupano per lei e le dicono che dovrebbe uscire meno lei risponde: “Io non scappo più”.

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venerdì 7 Febbraio 2025