La Resistenza delle donne
Al filo rosso delle inquietudini, il tema cardine dell’Agosto Degasperiano 2023, si ricollega anche la memoria della Resistenza, soprattutto al femminile. Questo il tema al centro del quinto incontro della rassegna, con protagonista la scrittrice e giornalista Benedetta Tobagi, andato in scena giovedì 24 agosto a Civezzano, dal titolo La Resistenza delle donne.
“Quella della Resistenza è una memoria inquieta – ha introdotto il monologo Tobagi – perché è continuamente sotto attacco. Questa inquietudine non è però negativa, al contrario è segno di vitalità, innesca processi di cambiamento importanti, anche nel relazionarsi con il passato individuale e collettivo”. E per darne rilievo nel presente è quindi fondamentale continuare a raccontarne “anche da punti di vista più eccentrici, che possano far emergere contraddizioni e aspetti particolari”. È questo il caso del racconto della resistenza al femminile, che è riuscito a sfuggire alla strumentalizzazione e rende la memoria ancora oggi viva e vitale. Un racconto che, durante la serata, è stato attraverso le immagini.
Le prime fotografie hanno raccontato i momenti subito seguenti all’armistizio, in cui alcune donne sono emerse come “nuvole bianche in un cielo che preannuncia tempesta”. Dopo quell’8 settembre ’43 tutto è cambiato e, come racconta Tobagi, le donne sono state le protagoniste della più grande operazione di salvataggio collettiva. Si sono operate, infatti, per salvare i soldati che sarebbero stati considerati disertori, li hanno nascosti, rivestiti, sfamati e curati. “Questo viene chiamato maternage di massa, l’attitudine di cura caratteristica delle madri tracima oltre le mura domestiche e diventa un fatto politico”.
Tale impegno femminile viene poi sistematizzato: donne di tutte le età e classi sociali si sono impegnate in questo sforzo di salvataggio e accoglienza. La scrittrice ha sottolineato che “erano atti di disobbedienza civile e quel che c’è di più importante è il racconto delle azioni con naturalezza, senza rendersi conto della grande rilevanza”.
Un altro tema cardine della narrazione è stato quello della scelta, del perché le donne hanno compiuto queste azioni. Sussisteva una grande differenza: “Gli uomini erano soggetti ad una certa pressione ed erano obbligati a prendere delle decisioni (tra cui eventualmente anche nascondersi). Le donne, invece, non erano cercate dalla storia, potevano rimanere ferme nel ruolo che la società si aspettava da loro”. La resistenza femminile è quindi una vera e propria scelta, le donne sono le vere volontarie della guerra di liberazione. Una scelta che deriva – come altre fotografie e aneddoti raccontano – anche dalla voglia di fare la propria parte, di non rimanere passive.
Altri i visi di donne, poi, protagonisti del racconto di Benedetta Tobagi. Donne definite non conformi, con ruoli diversi da quelli imposti dall’esterno. Da Alice Cesana, condannata per aver confezionato bandiere rosse ma stigmatizzata allo stesso tempo per avere figli fuori dal matrimonio; a Elsa Oliva, una partigiana della Val d’Ossola che a soli 23 anni viene nominata comandante armata del commando della zona.
La guerra delle donne è anche senza le armi. Tobagi ha raccontato che alle donne partigiane armate si sono affiancate donne “che di avere armi in mano non ne volevano proprio sapere e si sono quindi dedicate a fare la guerra alla guerra”, agendo con la propria cura.
In sintesi, i tre messaggi fondamentali da trarre dal racconto, che Benedetta Tobagi ha voluto riassumere alla fine del suo intervento, sono: aprirsi alle domande del nostro tempo senza rimanere ferme a guardare; imparare che un percorso di liberazione e realizzazione personale è tanto più profondo quando calato in una ricerca di diritti e di giustizia collettiva; sapere che ci sono molti modi di fare la propria parte.
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mercoledì 19 Marzo 2025