“La panne. Una storia ancora possibile” di Friedrich Dürrenmatt: la recensione
In quest’opera, edita da Adelphi nel 2014, l’autore e drammaturgo svizzero Dürrenmatt mostra la sua maestria. Egli riesce, infatti, a condensare in poche pagine il concetto cardine di un pensiero che ha ricoperto gran parte della sua vita artistica, ovvero il caos insito nella società umana.
“Ci sono ancora storie possibili, storie per scrittori?”. Così il romanzo si apre, con un potente incipit introspettivo, nel quale l’autore indaga non solo sé stesso come scrittore, bensì lo scrivere come mestiere. Concetti che, esposti con la propria voce, riescono a dar eco alla trama sommessa dell’opera: la giustizia. La scena dell’opera si apre infatti con una panne, un guasto al motore dell’auto di un rappresentante tessile, un certo Alfredo Traps. Lo sventurato viandante non può tornare a casa prima delle riparazioni e cercando un luogo per passare la notte si imbatte nell’inattesa ospitalità di un anziano gentiluomo. Questi è ben felice di potergli servire soccorso tuttavia, avverte anche il protagonista che da li a poco sarebbero giunti dei suoi ospiti per una consueta cena tra amici. Volendo evitare un dispiacere al suo anfitrione accetta; così, durante un aperitivo egli ha modo di conoscere non solo gli ospiti, ma anche le loro passate professioni. Un giudice, il padrone di casa, un avvocato, un pubblico ministero e un boia. Sono loro i suoi commensali, sono loro l’ordine e la giustizia della società. Durante la lussuosa e troppo abbondante cena il giudice confida al neo invitato, che nelle lunghe cene di questo genere sono soliti fare un gioco d’esercizio mentale in memoria degli anni di duro lavoro svolto; inscenare, ognuno secondo il proprio ruolo, un famoso caso giudiziario. Traps, incuriosito e allo stesso tempo sedotto da questa pratica, decide di partecipare come imputato in carne ed ossa. Il passatempo della giustizia inizia e Traps, complice la sua ingenuità di uomo comune, non ha scampo. Dopo un tenace interrogatorio sulla sua vita viene deciso il reato, poiché “un reato si finiva sempre per trovarlo” e la condanna è presto decisa: colpevole.
L’autore, con un linguaggio vivace, ricco di terminologie processuali e dal ritmo incalzante rende questo romanzo un’opera viva. Egli, infatti, attraverso la scrupolosa ricostruzione di un processo-gioco riesce a dimostrare la panne del mondo attraverso un uomo comune che “non era un delinquente, ma una vittima del nostro tempo, della nostra civiltà”.
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martedì 24 Giugno 2025