La grande magia di Eduardo De Filippo

Il Teatro Sociale apre il sipario sul nuovo anno con il testo più divisivo di Eduardo De Filippo. Debuttato infatti nel 1948, La grande magia venne accolto in modo controverso da un pubblico ormai abituato a un altro tipo di opere del grande commediografo napoletano, e proprio questa consapevolezza ha spinto il regista Gabriele Russo a riportarlo sulla scena: “Il fatto che Eduardo stesso abbia vissuto l’amarezza dell’incomprensione del pubblico rivela quanto questo testo sia intriso di profondità e potenzialità per raccontare oggi le nostre emozioni, le nostre incertezze e le nostre ossessioni.”

Sempre in bilico tra realtà e finzione, l’opera smaschera i vizi e i difetti di Calogero Di Spelta (interpretato da Natalino Balasso), marito geloso, gretto e ossessivo, che durante uno spettacolo dell’illusionista Otto Marvuglia (a cui dà volto Michele Di Mauro), si vede sparire la moglie in un gioco di magia. Lungi dall’essere un vero prestigiatore, il coprotagonista è un impostore assunto dall’amante della moglie di Di Spelta per poter scappare insieme e coronare il loro sogno d’amore. Non ricomparendo la donna e dovendo risponderne al marito, Marvuglia è costretto a inventare uno stratagemma per salvarsi la faccia e la vita: dona al tradito una scatola che, una volta aperta, farà ricomparire la consorte, ma solo se egli vi crederà veramente, altrimenti la perderà per sempre. Ma l’atto di fede richiesto finisce nel vuoto, mentre la sanità mentale di Di Spelta inizia a spezzarsi a favore dell’inganno.

Nella totale perdita di certezze, si aggrappa così all’unica cosa tangibile che gli sia rimasta, la scatola all’interno della quale ritiene custodita l’unica verità che conosca e che sia in grado di accettare: una moglie fedele per un marito modello che nella sua sparizione non ha ruolo alcuno. Affinché l’oggetto assolva alla sua funzione, Di Spelta dovrà però abbandonarsi alla fede nel ciarlatano che gliel’ha regalata. Proprio quando il protagonista, sobillato da un Marvuglia che si fa uno e trino (reale, immaginario, ingannatore), inizia a confondere realtà e fantasia, porta con sé il pubblico in una spirale di percezioni e prospettive alterate in cui persino un piatto di spaghetti diventa fotogramma e proiezione di se stesso.

La Grande Magia è un testo necessario oggi per i temi che affronta, per le relazioni che propone, perché è una commedia squilibrata, meno lineare e matematica delle altre, sospesa e caotica come il tempo in cui viviamo. […] È complesso, ha l’ampiezza e lo sguardo del gran teatro ed allo stesso tempo offre sfumature nere della nostra umanità, tratti psicologici addirittura espansi nella nostra società contemporanea”, conclude il regista.

 

Foto © Flavia Tartaglia

Cultura
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

venerdì 7 Febbraio 2025