La grande bellezza

Il film di Paolo Sorrentino

La grande bellezza

Roma. Oggi, ma anche ieri. E quasi sicuramente domani. Attraverso personaggi a tratti grotteschi e spunti tragicomici, Sorrentino ci parla del fallimento. E del (spesso maldestro) tentativo di affrontarlo. La spasmodica ricerca e ostentazione di eterna giovinezza, feste, lustrini, conoscenze che contano, beni di lusso è l’antidoto al malessere quotidiano di un’esistenza banale e priva di stimoli reali. Lo sa bene Jep, il protagonista, appena sessantacinquenne.

Dopo un unico romanzo di successo, Jep si lascia incantare e deformare dal circo della mondanità, un mondo distorto popolato da caricature felliniane. Il fallimento come corollario di ogni successo è il vero leit motiv di questo film. Il fallimento come condizione imprescindibile della natura umana. E l’inarrestabile tentativo di contrastarlo, con ogni mezzo. Jep è l’ospite di un’orgia in cui il trattamento estetico e il farmaco anti-depressivo incontrano fragilità e paure di affrontare il reale, di accettare il fallimento. Un’orgia di ipocrisie e segreti, di arrivismi e malelingue. Un’orgia da palcoscenico, dove obiettivo ultimo è brillare sotto le luci di un impianto sociale tanto ricco quanto misero. Un’orgia infernale, dove la visibilità è il supremo dio al quale votarsi, un’orgia che non conosce sollievo, che svuota e abbruttisce, che lascia nudi in mezzo al niente. E il niente è niente, anche se è “vista Colosseo”.

Cultura
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sabato 27 Luglio 2024