Isabel Allende, una vita di passione e scrittura

Il sogno più grande di Jane, protagonista della serie televisiva “Jane the Virgin”, nata come parodia di una telenovela messicana, è quello di diventare una scrittrice. Jane vive in California, ma ha origini sudamericane; quindi il suo sogno non è quello di diventare una scrittrice qualunque. Nei momenti in cui il blocco dello scrittore la assale, le viene in aiuto una figura speciale, che per lei è quasi un mito: Isabel Allende. La serie televisiva “Jane the Virgin” è intrisa di realismo magico, e s’ispira proprio agli ambienti e alle atmosfere che Isabel Allende riesce a creare nei suoi romanzi.

Nata nel 1942 a Lima, in Perù, Allende si è fatta strada prima come giornalista e poi come scrittrice in un mondo, quello latinoamericano, dove a prendere carta e penna e a vedere pubblicati i propri libri erano principalmente uomini. Nel suo ultimo libro, Donne dell’anima mia, dove racconta le figure femminili che l’hanno segnata nel corso della sua vita, Allende menziona anche la sua agente letteraria, la catalana Carmen Balcells, scomparsa nel 2015. Grazie a lei la scrittrice sudamericana nel 1982 pubblica il suo primo libro, La casa degli spiriti, che viene accolto molto favorevolmente dalla critica e che ancora oggi rappresenta uno dei pilastri della letteratura mondiale.

In Donne dell’anima mia, Allende ricorda in particolare il momento in cui viene introdotta nell’élite di critici, giornalisti e letterati della Barcellona degli anni Ottanta. Entrando nella sala si sente smarrita e fuori posto, con il suo abbigliamento colorato e “da hippie”. In quel momento, Carmen dice una frase che Allende ricorderà per sempre, e che ogni scrittore in erba (ma non solo) dovrebbe tenere a mente: «Qui nessuno è superiore a te, improvvisiamo tutti». Da allora Allende ha continuato a scrivere, diventando senz’altro una delle autrici più conosciute in tutto il mondo. Lei, donna e per di più latina, in un mondo prevalentemente maschile.

Ciò che caratterizza la sua penna è una fantasia spiccata, tanto che Pablo Neruda, quando Allende lavorava come giornalista, le consigliò di lasciar perdere quel mestiere per dedicarsi alla stesura di romanzi. Sosteneva che Allende fosse troppo poco oggettiva e che la sua voce fosse troppo presente all’interno dei suoi articoli. «Passa alla letteratura, dove tutti questi difetti sono delle virtù», le suggerì il poeta cileno, e Allende accolse l’invito. Per lei scrivere è un rituale: inizia ogni romanzo l’8 gennaio, rinchiudendosi nella soffitta della sua casa in California. «La scrittura è una lunga introspezione – precisa in Paula, romanzo che ha scritto nel 1995 per ricordare sua figlia, morta a ventotto anni a causa di una malattia genetica molto rara – è un viaggio verso le caverne più oscure della coscienza, una lenta meditazione». Ed è stato anche il modo con cui Allende si è guadagnata da vivere, emancipandosi dagli uomini della sua famiglia che, come tutte le famiglie cilene dell’epoca (e non solo, come spiega in Donne dell’anima mia), era profondamente patriarcale.

Non è solo la fantasia che rende Allende la grande scrittrice che è. In lei c’è anche una spiccata sensibilità verso i più vulnerabili – in particolare donne e migranti – e una forza e una passione immense che, come ha affermato nel suo ultimo libro, non si spegneranno con la vecchiaia.

Cultura
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

domenica 8 Dicembre 2024