Intervista al collettivo Human RW tra arte, musica e meno etichette: il ritorno verso una socialità sana

Foto di Diego Fazzini

Francesco, Giacomo, Antonio, Elisa e Michele sono i ragazzi che hanno creato il collettivo Human Rw, movimento artistico, culturale, sociale: ogni etichetta sembra stargli stretta, essere riduttiva. L’obiettivo è quello di riportare una connessione nella loro generazione, sempre più connessa virtualmente e sempre meno sul piano umano. La volontà di promuovere la libera espressione del singolo, tramite musica e arte, è chiara ed emerge dalle loro parole. Di seguito è possibile trovare un’intervista al collettivo, che ha risposto alle domande come un’unica entità.

Da fuori quello che fate sembra molto originale, ce ne parlate?

La formula che più ci ha rappresentato quest’anno è stata quella dell’evento a Como. Abbiamo utilizzato una ex tinto-stamperia – in precedenza abbandonata, rimessa in piedi da alcuni architetti per eventi simili, l’abbiamo trasformata in uno spazio per esposizioni artistiche, con 12 artisti nel complesso, tra sculture, esposizioni di fotografie, dipinti e live painting. Per la componente musicale c’erano 3 dj, tra un set e l’altro c’è stato un dibattito, al quale tutti i presenti – circa un centinaio – potevano partecipare, moderato da un giornale indipendente locale. Il tema è stato la gestione della socialità-movida negli ultimi anni, di come siano state abbastanza oppresse. È un esempio di un “piatto pronto”: musica, arte, riutilizzo di uno spazio vuoto, guardare in faccia la realtà e affrontare i problemi generazionali, riflettendo su come venirne a capo. La socialità e l’arte coincidevano, ma possono esserci altre forme, come la beneficenza, è socialità di un altro tipo.

Human RW, come nasce questo nome?

Francesco e Antonio avevano iniziato ad organizzare eventi con una direzione sociale definita: il primo evento di Human era stato per beneficienza, per le famiglie sfollate dall’Ucraina. Human significava il nostro essere studenti di facoltà umanistiche, ma poi questo concetto è stato sormontato dall’”human” come ritorno ad una socialità sana, un ritorno al denominatore comune, l’essere umani, superando i limiti culturali, dell’orientamento sessuale o di altri tipi, che comunque possono incutere timore del diverso: è questo il problema di fondo, se ci riconoscessimo come uguali, come umani, potremmo ripartire. RW sta per “Raw”, il primo evento è stato “Human Raw Spirit”, l’essere crudo dell’umanità, che va accettata per quello che è.

Qual è il piano per il futuro? Vedete dei risultati concreti in seguito a quello che proponete?

L’obiettivo è quello di creare un festival dove riunire tutte le forme d’arte, connettendo più persone possibile, sul lungo termine chiaramente. Sul breve-medio siamo più pratici: vogliamo proporre situazioni in diverse città, Francesco è di Como, Giacomo, Michele ed Elisa del Lago Maggiore e Antonio è di Genova, tutti studiamo a Pavia. Abbiamo 4 poli dove siamo agevolati, per esperienza e conoscenza, vogliamo ampliare il format, non vogliamo però porci limiti, abbiamo una visione quasi illimitata delle capacità del progetto. Abbiamo partecipato ad un bando comunale a Como, nella primavera/estate avremo delle attività, ma vorremmo lavorare anche su Pavia. L’idea sta funzionando, ne è un esempio la risposta della Città di Como: abbiamo avuto una grande partecipazione dal pubblico giovanile, ma anche gli adulti hanno dato un ottimo responso. Stiamo muovendo qualcosa. Abbiamo già degli affezionati che ci seguono, in base a dove ci spostiamo, per esempio a Pavia è venuta gente da Milano: si muovono per noi e l’idea piace, ma siamo solo alla partenza.

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mercoledì 22 Gennaio 2025