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Intervista a Marco Busarello, giovane scultore trentino

Marco Busarello – giovane scultore di Castello Tesino – è convinto che “non tutto il male viene per nuocere”: l’ha sperimentato sulla sua pelle proprio in questo periodo di pandemia mondiale. Nonostante il lavoro artigianale fosse calato, specialmente all’inizio, non si è scoraggiato: ha continuato a disegnare, cogliendo l’occasione per confrontarsi con scultori provenienti da tutto il mondo.

Marco, com’è nata la passione per la scultura?

«Questa passione, come quella per l’arte, è nata quando frequentavo l’Accademia delle Belle Arti di Verona, dove studiavo pittura e scultura. L’ho poi sviluppata durante i diversi simposi a cui ho partecipato, dove ho approfondito quest’arte, scoprendo anche i trucchi e le accortezze che vanno oltre allo studio accademico e che si imparano con l’esperienza».

Perché hai scelto proprio il legno? Chi ti ha trasmesso questa passione?

«Non me l’ha trasmessa nessuno: in famiglia sono l’unico ad avere questo hobby. Il motivo per cui lavoro con il legno è il legame con la mia terra natale, il Trentino, oltre alla possibilità di reperirlo facilmente».

In periodo di Covid-19, come è cambiato il tuo lavoro?

«Vivendo a Vicenza, per continuare a lavorare ho trasferito lì parte del mio laboratorio Trentino. Ho disegnato e lavorato principalmente su bozzetti e sui lavori da preparare in vista dei simposi online».

A quali simposi hai partecipato?

«Ho partecipato a due simposi argentini: uno del Chaco e l’altro dell’Entre Rios. Questi eventi sono stati organizzati a giugno, quando l’Argentina era in lockdown. Solitamente lì si svolgono dal vivo, ma a causa della pandemia sono diventati virtuali. In questo caso, il Covid-19 ha dato un’opportunità agli scultori di tutto il mondo di incontrarsi e confrontarsi sulla propria arte. È stata un’occasione di confronto davvero stimolante e soddisfacente!».

Quali sculture hai presentato?

«Per il primo evento ho preparato una scultura in legno di betulla, che simboleggia l’elogio a un coro tribale della regione del Chaco. Il loro canto tipico è il “Canto del tordo”, che ho rappresentato con l’immagine di una ballerina che si “trasforma” nel piumaggio di un tordo, con un richiamo alle note musicali. In questo modo ho creato un legame tra la musica corale e quella prodotta dal tordo (immagine in alto a destra). Per il secondo evento, invece, ho voluto omaggiare il personale sanitario e tutti coloro che si sono impegnati a fronteggiare l’emergenza Covid, presentando questa scultura in legno di salice che mette in contrasto l’umanità e il virus (immagine in alto a sinistra).

Marco, si sta avvicinando il Natale, credi che ci saranno altri incontri virtuali a tema natalizio?

«Non si sa ancora nulla sugli eventi mondiali e neanche su quelli italiani. Per ora, gli eventi in presenza sono stati convertiti in digitale».

Allora sarà interessante scoprire che cosa succederà in questa situazione così insolita, nel frattempo ti saluto e ti auguro buona fortuna per i progetti futuri!

Cultura
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