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I morti non muoiono e con loro le risate

“Bisogna ammazzargli la testa” continuano a ripetere i personaggi di The dead don’t die di Jim Jarmush, commedia nera che nel 2019 aprì il 72esimo Festival di Cannes. Indicazione macabra ma comprensibile vista la quantità di zombie che si riversano per le strade della cittadina di Centerville in Ohio. L’abuso delle risorse del pianeta ha infatti provocato lo spostamento dell’asse terrestre con conseguente resurrezione indesiderata.

A contrastare l’invasione scendono in campo Bill Murray, nei panni del capo della polizia Cliff Robertson, Adam Driver in quelli del suo fidato collaboratore Ronnie Peterson, e Chloë Sevigny, in quelli della poliziotta Mindy Morrison.

Mentre gli zombie vagano alla ricerca dei beni e delle comodità che hanno dovuto abbandonare causa decesso (due di loro banchettano con i corpi delle cameriere in una tavola calda, salvo poi essere attirati dall’aroma di caffè), ognuno dei nostri eroi affronta la situazione a modo suo. Dei tre Mindy è l’unica che si dimostri giustamente spaventata. Cliff sembra optare per un rassegnato intorpidimento, fino a quando la realtà scalfisce la sua corazza di apatia e lo porta a lanciare dal finestrino dell’auto il cd con il brano The dead don’t die di Sturgill Simpson, che dà anche il titolo al film. Ronnie è invece l’esperto di morti viventi, armato di machete, sempre impassibile sebbene convinto che “questa storia finirà male”.

Intorno ai protagonisti ruota una rosa di personaggi secondari ben caratterizzati ed indimenticabili, come l’impresaria di pompe funebri Zelda Wiston (Tilda Swinton), che passeggia per la città armata di katana e non ha paura di usarla. Il commesso della stazione di servizio, timido, nerd e un po’ impacciato mentre cerca di fare colpo sui suoi coetanei belli, ricchi e antipatici. Il gestore del motel che ama i suoi gatti e, non trovandoli, viene attaccato proprio mentre li sta cercando. Il proprietario del negozio di ferramenta che ogni mattina si ferma alla tavola calda per una colazione e quattro chiacchiere.

Il tutto viene sapientemente condito dal regista con elementi di metacinema, con citazioni alle pellicole di George Romero, considerato il padre dei morti viventi, ma soprattutto con la giusta dose di humor nero. Esattamente come gli zombie di Romero “sono il proletariato dell’horror: uno preso da solo è quasi innocuo, ma se ti circondano in massa allora vincono loro”, così le risate suscitate da questo film finiranno per travolgervi senza uccidervi.

Cultura
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venerdì 9 Giugno 2023