“Il mio nome è Clitoride”
1945 voto alle donne
1970 legge sul divorzio
1978 legalizzazione aborto
1981 abolizione del diritto d’onore (pene attenuate per i reati di omicidio e lesioni personali commessi per esempio a causa di tradimento o adulterio da parte della moglie)
1996 la violenza sulle donne si trasforma da reato contro la morale a reato contro la persona.
1999 apertura della carriera militare anche alle donne
2018 pubblicazione anatomia completa della clitoride a cura della ricercatrice Helen O’Connell
2021 eliminazione dal vocabolario online Treccani dei sinonimi di donna come “puttana”, “cagna”, “zoccola”, “bagascia”, e varie espressioni tra cui “serva”.
Queste sono solo alcune delle date in cui sono state fatte delle concessioni alle donne, come se nulla fosse stato primariamente di loro diritto. E quanti passi ancora è necessario fare? A partire dalla parificazione degli stipendi, a quanto pare l’uguaglianza rispetto al sesso maschile è ancora lontana.
“Il mio nome è clitoride” è un documentario, girato in Belgio da Lisa Billuart-Monet e Daphné Leblond e uscito nel 2019, distribuito da Wanted, visibile online a noleggio. Anche in questo caso si esplora un mondo, quello del piacere e della sessualità femminile, spesso oggetto di tabù, contrariamente a quello maschile. Ad ogni modo la rivelazione del film non sta tanto nell’ennesima denuncia di imparità, utile quanto spesso inefficace. Ciò che colpisce sono i tanti esempi di completa ignoranza del corpo femminile che meravigliano a tal punto, da spingere a trovare soluzioni, sia a livello personale, sia sociale.
Pensiamoci tutte e tutti: come abbiamo conosciuto cosa fosse la clitoride? E oggi, sappiamo davvero cosa sia? Sapremmo disegnarla, descriverla, trovarla, toccarla, stimolarla, darle piacere? Nel documentario, dodici ragazze, tra i 20 e i 25 anni, sedute o sdraiate sui loro letti, descrivono i vari modi in cui hanno scoperto il proprio corpo e l’organo erettile femminile. Al centro, il rapporto di correlazione diretta tra masturbazione, piacere e clitoride.
Quello che emerge è un’educazione sessuale carente, concentrata soprattutto sulla meccanica e sulle malattie trasmissibili. Temi certamente fondamentali, ma come lo sarebbe di certo un’educazione all’affettività. Poter imparare il concetto di consenso, desiderio, piacere verso se stessi e verso gli altri, appare un’esigenza ad oggi trascurata, sia a livello famigliare, sia istituzionale.
“Attraverso i maschi impariamo a conoscere il nostro corpo. Ma non è il nostro corpo che impariamo, ma il loro”. Probabilmente molte donne, ripensando al proprio percorso di vita sessuale, possano identificarsi in una frase del genere che riporta una delle ragazze intervistate.
In sostanza si tratta di un forte invito a cercare la propria soddisfazione sessuale, primariamente da sole, per se stesse, per conoscersi e per essere più indipendenti e felici anche coi propri partner. Il sesso è una componente quotidiana e fondamentale di noi stessi. È per questo che è nostro preciso dovere non darlo per scontato e andare anzi alla ricerca di una conoscenza profonda sia del proprio corpo, sia di quello del partner.
Potremmo enumerare questa missione in una delle tante per la ricerca del senso e della bellezza di vivere, ma sarebbe solo un trofeo pesante su uno scaffale invisibile. A me pare invece di riuscire ad afferrare la vita che scorre sempre e non si ferma, tutte le volte che riesco ad analizzarne gli aspetti, portandomi a casa una sosta di profondo benessere dal caos quotidiano.
Maggiore è la conoscenza e la consapevolezza dell’essere umani, maggiore è il valore del tempo della vita, irrimediabilmente destinata all’oblio e alla morte.
Non andare troppo lontano per cercare la verità, potresti trovarla tra le tue gambe (proverbio croato).
Cultura
Twitter:
domenica 8 Dicembre 2024