“Il sogno” di Álvaro Enrigue, la recensione

A tavola gli avevano assegnato un posto tra il sacerdote di Xipe e quello di Tezcatlipoca. Il primo indossava come una cappa di pelle, ormai annerita dalla putrefazione, di un guerriero sacrificato chissà quanto tempo prima. Il secondo aveva la chioma scarmigliata […] inzaccherata di sangue sacrificale accumulato da vari lustri”.

Questa la prima impressione, la prima immagine che si pone d’innanzi ai conquistadores, agli europei sbarcati sulle coste del Nuovo Mondo. Perfetto connubio dell’incontro-scontro tra persone, popoli, religioni e culture differenti. Poiché è questa l’apparente tematica in questo libro, pubblicato da Feltrinelli nel 2024, intriso fin dalle prime pagine di uno scopo ben preciso e ancor più di una curata ricerca ad opera dell’autore messicano. Tuttavia, quello che viene narrato, ovvero la cornice della storia non è altro che un particolare rispetto al vero contenuto della storia: l’umanità. Sì, perché di questo realmente tratta l’autore, diverse popolazioni a confronto tramite l’analisi di due campioni: Cortez e Montezuma. Sono loro non solo i protagonisti, ma anche le chiavi di lettura di quest’abile narrazione. Uomini investiti di un potere superiore agli altri, combattenti glorificati ed invincibili, ma pur sempre uomini. Soli, disorientati dinanzi all’ignoto e frustrati dall’indecisione di fronte alle scelte da compiere per salvare chi gli ha messi al potere. Nondimeno, il romanzo è anche testimonianza storica su quello che realmente fu la spedizione all’interno delle coste del Golfo del Messico. Le avventure, le battaglie e le conquiste degli avventurieri spagnoli: “Possedendo dunque un municipio in una spedizione di colonizzazione avevano la facoltà di nominare generale il loro capo, e si erano spinti nell’entroterra […] improvvisavano, e l’improvvisazione dava risultati straordinari”. La storia di un’umana fragilità che riecheggia nei secoli fino ai giorni nostri, poiché questa storia non riguarda solo il mito e la leggenda, ma forse ancor di più il giorno presente: popoli che non si conoscono uniti alle umane fragilità di chi li guida.

Uomini soli e combattivi che nulla vedono al di fuori della propria autoimposta superiorità, solo avidità e cupidigia. Eppure questa che viene narrata non è la storia dei conquistadores, bensì degli indigeni, il cui piano rimane tanto semplice quanto celato agli occhi di chi si pensa superiore…

Cultura

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martedì 24 Giugno 2025