I parenti terribili, l’amore egoista raccontato da Cocteau

L’attore e regista Filippo Dini è ormai un habitué al Teatro Sociale di Trento, dove, dopo i precedenti Agosto a Osage County di Tracy Letts e l’interessante Il crogiuolo di Arthur Miller, quest’anno ha deciso di confrontarsi con I parenti terribili di Jean Cocteau, per la produzione di TSV – Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale, Fondazione Teatro di Napoli – Teatro Bellini, Teatro Stabile di Bolzano. 

Considerato il capolavoro del drammaturgo francese, la pièce rappresenta la crisi e l’ipocrisia degli affetti familiari nella borghesia della prima metà del Novecento – ma si adatta perfettamente anche alla società contemporanea -, ossessionata dall’idea di ricchezza al punto che anche il più puro dei sentimenti, l’amore, diviene morbosa necessità di possesso dell’altro. Per svelare e dimostrare agli spettatori le loro idiosincrasie, Cocteau sceglie di staccarsi momentaneamente dal tipo di teatro moderno, concettuale che prediligeva, per tornare ad una struttura più tradizionale, più vicina e cara proprio a quella borghesia che andava criticando. 

Per farlo si ispirò alla vita della persona a lui più vicina, Jean Marais, famoso attore con il quale ebbe una lunga e felice relazione. Nacque così la storia di una famiglia disfunzionale, un carrozzone, come i protagonisti stessi si definiscono, talmente concentrata e ripiegata su se stessa da non avere contatti con l’esterno, almeno finché l’unico figlio, ventenne di bell’aspetto, non si innamora di una donna di poco più grande di lui. Scoppia così il parapiglia: la madre, che dalla nascita del figlio non vive che per lui, ne fa una malattia – ricordando un’altra madre, quella del dramma di Zeller -; il padre, ignorato dalla moglie, costruisce una rete di menzogne per potersi sentire ancora amato a discapito dei malcapitati che gli stanno introno; infine la zia, da sempre innamorata del cognato, intravede meschinamente uno spiraglio di speranza per il proprio sentimento non ricambiato. L’unico prezzo che tutti sembrano essere pronti a pagare per la propria egoistica felicità è quella degli altri, prima tra tutti quella pura e sincera dei due giovani innamorati. 

Lo stesso Cocteau spiegava: “Non ho mai cercato l’ammirazione. Ho cercato l’amicizia. Volevo essere creduto. È il sogno del poeta. Il mestiere del poeta sta nell’imparare a prendere la mira rapidamente, a colpire nel segno, a centrare il bersaglio. I poeti, gli inattuali, rappresentano l’attualità per eccellenza”. 

Pur basata su un testo con spunti così interessanti, una scenografia ben strutturata che accompagna la narrazione e una parte centrale piacevole e brillante, la rappresentazione risulta però appesantita da interpretazioni urlate più che recitate e nel complesso sopra le righe. Ed è la pecca che accomuna tutti i lavori di Dini, ad esclusione de Il crogiuolo, dove sembrava aver finalmente trovato la giusta misura.  

Foto © Serena Pea 

Cultura
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venerdì 7 Febbraio 2025