Goldoni conclude la stagione teatrale trentina

A Sior Todero Brontolon di Carlo Goldoni va l’arduo compito di concludere la stagione di Grande Prosa 2024/2025, che anche quest’anno si è rivelata ricca di grandi interpreti, compagnie di alto livello e spettacoli che hanno riscosso l’apprezzamento del pubblico del Centro Culturale Santa Chiara di Trento.

Scritto da Carlo Goldoni nel 1761, questo testo si dimostra ancora di un’attualità sconcertante. Come lo stesso commediografo veneziano scrive nella sezione introduttiva “L’autore a chi legge”: «Quale maggior disgrazia per un uomo, che rendersi l’odio del pubblico, il flagello della famiglia, il ridicolo della servitù? Eppure non è il mio Todero un carattere immaginario. Purtroppo vi sono al mondo di quelli che lo somigliano; e in tempo che rappresentavasi questa commedia, intesi nominare più e più originali, dai quali credevano ch’io lo avessi copiato».

Presentata al Teatro San Luca di Venezia l’anno successivo alla sua stesura, l’opera ebbe un successo immediato, registrando da subito un numero esorbitante di repliche. Lo stesso Goldoni si meravigliò che il pubblico si fosse così affezionato al suo protagonista, che rientra perfettamente nel modello de I Rusteghi, ma che rispetto ai quattro burberi veneziani non presenta alcun tratto bonario. Avaro al punto da promettere in moglie la propria nipote al figlio del suo amministratore, in modo da non perdere un quattrino, nemmeno quelli della dote. Impositivo e despota al punto che i familiari hanno paura persino ad avvicinarlo, primo fra tutti il figlio, debole e acquiescente. Irritante e vessatorio nei confronti della servitù che se può lo evita e quando non può lo subisce. Diffidente e permaloso verso chiunque ma convinto di poter vivere in eterno, pretende di essere il “paron” della propria casa, di tutte le persone che vi dimorano e anche del resto del mondo.

Ruolo ambito da tutti i maggiori attori della commedia italiana – da Cesco Baseggio, a Giulio Bosetti, a Gastone Moschin – in questa trasposizione è interpretato da Franco Branciaroli, maestro del palcoscenico contemporaneo. Diretto da Paolo Valerio e corroborato da un ottimo cast – nel quale spicca Maria Grazia Plos nel ruolo della nuora di Sior Todero – lo spettacolo è interamente recitato in dialetto veneziano e facendo largo uso di marionette, che risultano particolarmente piacevoli e azzeccate come stacco tra la fine del primo e l’inizio del secondo atto.

Il tratto forse più interessante dell’intera commedia risiede però nel ruolo che Goldoni a metà del Settecento assegna alle donne, unici personaggi davvero positivi. A partire dalla nuora, unica a non temere e, di conseguenza, a non soggiacere al potere tirannico imposto dal capofamiglia. In una dimostrazione di ribellione intelligente e non violenta, si allea con l’amica vedova Fortunata per salvare la figlia Zanetta da un matrimonio destinato al fallimento e all’infelicità e così facendo, celebra il reale potere della solidarietà femminile.

Foto © Simone Di Luca

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mercoledì 2 Luglio 2025