Esiste ancora la cultura? Intervista a Giorgio Zanchini
Le nostre vite sono sempre più iperconnesse: quali conseguenze sta avendo internet sulla produzione e sul concetto stesso di cultura? È partito da questo spunto il secondo incontro della rassegna estiva ”Agosto degasperiano 2023 – Inquietudini” intitolato ”Esiste ancora la cultura? Il futuro del sapere nel mondo iperconnesso”, che ha visto protagonista il giornalista e conduttore radiofonico e televisivo Giorgio Zanchini. Vi proponiamo l’intervista all’ospite realizzata da UnderTrenta e pubblicata anche sulla testata “Il Dolomiti”.
Giorgio Zanchini, a cosa ci riferiamo quando parliamo di “cultura” in un mondo virtuale e digitalizzato?
Dare una definizione al termine “cultura” è molto complesso: si tratta di un concetto che è cambiato molto nel corso del tempo, specialmente nel secolo scorso. Possiamo partire da Marshall McLuhan che, parlando di cultura associata al “mezzo” e al “messaggio”, ha esposto ciò che è accaduto con la nascita della stampa, della radio, della televisione e, successivamente, ha anticipato ciò che sarebbe accaduto con internet: quando arriva un nuovo medium cambia anche l’ambiente, il modo in cui noi pensiamo alle cose e il nostro stile di vita. Di conseguenza, cambia anche ciò che noi riteniamo “cultura”: oggi sempre più parliamo di “cultura della rete” e “cultura in rete”. Questo porta ad una duplice riflessione: da un lato, osserviamo gli elementi presenti sul web che, tradizionalmente, sono considerati culturali come libri, opere d’arte, mostre e cinema; dall’altro, comprendiamo ciò che fa la rete per produrre e fruire la cultura. Da questo punto di vista è in atto una rivoluzione che sta cambiando il nostro approccio ad essa, anche se per il momento è ancora possibile una convivenza tra l’offerta culturale del Novecento – che era molto più semplice di quella odierna – e la nuova realtà dei dispositivi elettronici e della costante connessione online.
Tra i vari cambiamenti che ha portato Internet, c’è anche quello relativo al nostro modo di pensare alla “libertà di espressione” e alla “censura”. Secondo Lei, come si inseriscono questi concetti nel contesto del web?
Chiaramente oggi la situazione è molto più complessa di un tempo. Nel mondo novecentesco era possibile normare la libertà di espressione, sia per garantirla che per limitarla. Internet ha reso tutto più complicato: è molto più difficile controllare tutti i contenuti pubblicati e i loro autori. Non a caso i GAFAM – i grandi attori del Web: Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft – rifiutano l’etichetta di “information societies” e preferiscono quella di “tech societies” proprio perché nel primo caso dovrebbero rispondere dei contenuti che pubblicano. Pensiamo, ad esempio, alle fake news e all’inquinamento informativo della rete: se da un lato conosciamo bene questi fenomeni, dall’altro sappiamo anche quanto sia difficile trovare gli strumenti per fermarli. Fortunatamente oggigiorno sia i GAFAM che i grandi giornali e l’opinione pubblica sono diventati più consapevoli dei rischi di questi fenomeni per la democrazia, e questo è un bene.
Alla luce di queste riflessioni, crede che la rete porti più minacce o opportunità?
Penso che siano maggiori le opportunità: Internet è una piattaforma che permette di approfondire svariate informazioni, per lo più gratuitamente, e che dà la possibilità di confrontarsi su diverse tematiche e di condividere le proprie conoscenze. Naturalmente viene utilizzata anche da persone che non sono animate da buone intenzioni. Per questo bisogna essere consapevoli della complessità del web ed è necessario promuovere l’alfabetizzazione informatica sia all’interno delle famiglie, sia nelle scuole e nelle università. È importante che tutti possano avere gli strumenti per capire il funzionamento della rete.
Cosa consiglia alle persone che intendono approcciarsi a Internet, ma temono di incorrere nei pericoli a cui questo strumento le espone?
Ai giovani, che già conoscono questo strumento, suggerisco di formarsi e informarsi su come utilizzarlo nel modo più corretto possibile. Il ruolo delle scuole è fondamentale in questo senso. Gli anziani, invece, hanno bisogno di veri e propri corsi come quelli organizzati dai Comuni oppure disponibili in rete attraverso specifici tool di ricerca. Dopodiché spetta anche ai mezzi di comunicazione di massa e al servizio pubblico il compito di fare alfabetizzazione in questo ambito. In questo modo tutti potranno orientarsi al meglio nel mondo dell’informazione, distinguendo le notizie vere dalle fake news.
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giovedì 19 Settembre 2024