“Deadpool e Wolverine”: il Gesù della Marvel salverà l’MCU?
Deadpool, il mercenario chiacchierone di Ryan Reynolds, è tornato in sala più sboccato e imprevedibile che mai, stavolta affiancato dall’iconico personaggio interpretato da Hugh Jackman.
La pellicola, prodotta dai Marvel Studios sotto la grande ala di Disney, tributa a Fox (precedente possessore dei diritti legati ad X-men e Fantastici 4) numerosi riferimenti, fra cui spicca il montaggio presentato durante i titoli di coda con i retroscena dei precedenti film prodotti da fox.
Il personaggio di Deadpool, inutile ricordarlo, non teme il confronto con la quarta parete e in più occasioni spezza il clima di finzione della storia citando le case produttrici del film o rivolgendosi direttamente allo spettatore.
In questo terzo film emerge in maniera ancora più palese l’energia dissacrante e provocante che Reynolds ha sempre saputo valorizzare nel suo personaggio, al punto che il clima di tensione delle scene viene costantemente bombardato da battute e sarcasmo rivelando in questo modo la vera anima del film.
La trama, analogamente ai precedenti film, non ruota attorno a concetti astratti o particolarmente complessi: Wade Wilson, vittima di una sorta di “crisi di mezza età”, non sa cosa fare della sua vita e sente il bisogno di trovare un impiego che lo valorizzi.
L’opportunità sembra arrivare con la TVA, l’organizzazione conosciuta grazie a “Loki” (2021) che amministra e protegge la sacra linea temporale. Deadpool potrà ottenere gloria eterna e fama lavorando con la TVA al prezzo di abbandonare il suo universo. I legami duramente conquistati da Wade lo portano a rifiutare l’offerta, scoprendo poi che si trovano tutti in pericolo a causa della morte della loro Ancora universale, il Logan alias Wolverine morto nell’omonimo film del 2017. È proprio alla ricerca dell’eroe che si lancerà Deadpool, arrivando a reclutare il peggiore fra tutte le sue versioni, un Wolverine vittima dell’alcool rifiutato dal suo mondo per il disonore che ha gettato sulla leggenda degli X-men.
La figura di Wolverine riprende quella delle varianti precedentemente introdotte in altri film dell’MCU: il mutante ha vissuto un passato nettamente differente da quello che siamo abituati a conoscere e nonostante ciò nasconde l’essenza che ogni Wolverine deve possedere, la devozione al sacrificio. L’unica capace di sbloccare questo tratto dell’essenza del mutante sembra essere X-23, che legata al passato di un Logan che più di tutti ha incarnato questo eroismo, risveglia nell’uomo il desiderio di riscatto che aveva costantemente rifuggito.
Deadpool del canto suo si ritrova nuovamente immischiato in turbinio di eventi che gli impedisce fisicamente di riflettere sulla sua vita, allo sbaraglio da quando ha lasciato
Vanessa. Sarà sempre il sacrificio a ricordargli quanto è legato alle persone che ama, e per quanto la sua natura si discosti dalla figura supereroistica sarà costretto a ricoprire quel ruolo per il bene del multiverso.
Interessante il personaggio di Cassandra Nova, introdotta direttamente in questo film dove chiarisce sin da subito la sua pericolosità e il suo carattere. La sua vita, legata fin dall’infanzia al Vuoto, è un riflesso della dimensione stessa, predatrice e violenta per il desiderio di sopravvivere. La sua capacità di sondare le menti altrui la rende paradossalmente meno empatica e comprensiva che mai, nonostante conosca il rispetto e sia capace di dimostrarlo anche contro i suoi nemici. Il desiderio che la muove nel voler distruggere le altre linee temporali per mantenere unicamente il Vuoto ricorda sotto certi aspetti la filosofia di Pain, da Naruto, che avendo sperimentato sulla sua pelle il dolore vuole rendere il mondo consapevole di esso.
Paradox invece, persegue la fiumana del progresso interessandosi unicamente al suo successo, a scapito delle vite di interi universi. Il suo piano, organizzato all’insaputa della TVA stessa, rivela un’intolleranza e un cinismo caratteristici dell’odierna civiltà consumista, che analogamente al personaggio è mossa dagli interessi dei singoli e promuove un incessante rivoluzione di mode che non lascia spazio a chi rimane indietro. Il modo in cui il Time reaper manipola Wade segue una logica volta unicamente al proprio benessere, che trova nell’opportunismo e nel carrierismo più sfacciato la sua chiave espressiva.
Il terzo capitolo della saga non viene colto impreparato e con l’inserimento di numerosi camei trova facilmente il consenso degli spettatori più esperti, catturando invece i neofiti con l’umorismo del mercenario chiacchierone. Il sarcasmo e la provocazione di Deadpool ben si accostano alla serietà e al cinismo di Wolverine, tanto da creare un’accoppiata vincente che migliora l’uno e l’altro con un rapporto quasi simbiotico. Dove Wade riesce a comprendere l’abnegazione dell’essere un x-men, Logan trova uno spiraglio di luce nella sua esistenza catastrofica, ritrovando la gioia dei legami con il prossimo. Il tutto chiaramente in termini approssimativi, in quanto si parla comunque di un film di Deadpool, dove gli intenti dichiarati sono palesemente altri.
Cultura
Twitter:
domenica 8 Dicembre 2024