Candirù, la musica che fiorisce istintivamente
Iacopo Candela, per tutti Candirù, è un cantautore pieno di talento e capacità di improvvisazione. Si è avvicinato tardi al mondo della musica ma, da subito ne è rimasto affascinato. “La musica è un gioco che mette le sue regole precise al servizio della massima libertà d’azione ed espressione ed ho pensato che quello potesse essere un buon modo per raccontare e progettare” ci dice sorridendo. Ora lavora a teatro, canta, suona e con libertà improvvisa pezzi del tutto originali, ironici e di grande impatto.
Come trovi l’ispirazione?
Spesso il mio lavoro di scrittura e goffa composizione procede per cicli. Adoro la serialità, i concept album, i discorsi approfonditi. E’ così che mi piace (e un pochino me lo impongo pure) scrivere sempre almeno 2 pezzi che parlino di aspetti diversi della stessa cosa. Le tematiche si fanno di conseguenza più larghe e sfumate. Il buio, le intemperie, gli animali, i periodi storici, sono argomenti che mi obbligano ad analisi approfondite, studio e restituzioni più dettagliate e quindi spero più appassionate e divertenti. Sono molto aiutato dalle produzioni teatrali che richiedono immersioni continue in oceani sempre diversi e dalle tante commissioni strane che accetto con entusiasmo. Ho imparato a scrivere delle cose di cui c’è bisogno.
Hai un’ottima capacità di improvvisazione. Cosa provi mentre crei sul momento i tuoi pezzi?
E’ più facile di quanto si creda. Gli accordi sono quelli che stanno bene insieme di sicuro, le melodie fioriscono istintivamente e all’istante ma a ben guardare sono piccoli ritagli di tutte le cose che ascolto, rimescolati e personalizzati a dovere. Con le parole non sono molto veloce ma basta dirne molte per forzare la metrica. Insomma è solo una piccola truffa.
Che rapporto hai con il mondo del teatro? Per quali progetti stai collaborando attualmente?
Ariateatro è la mia famiglia, oltre che la compagnia per cui lavoro. Con loro porto a zonzo per l’Italia spettacoli di prosa e per ragazzi con il ruolo di tecnico luci. Poi soprattutto produco le mie cose, suono tanto, scrivo tanto, cerco di prendermi cura del sistema culturale e di chi ha fame di spettacoli. Tra le molte cose mi fa piacere citare Atlantide, un progetto di musica, parole e illustrazioni sui mari e sulle genti che vi abitano ai margini. Mi somiglia molto”
Perché fai musica? C’è un messaggio particolare che vorresti trasmettere?
Credo che sia perché per fare musica e continuare a farla anche quando non hai più 20 anni serva consapevolezza e io sono grande fan della consapevolezza.
Come ti sei fatto conoscere e come trovi attualmente le collaborazioni? Da dove sei partito?
Credo sia sempre stata una questione un po’ più larga delle sole canzoni. Io più che altro ho cercato di fare rete, di ascoltare il più possibile la musica e i progetti degli altri, di capirne le motivazioni. Sono partito scrivendo alle persone per organizzare concerti e spettacoli e sono ancora qui, che scrivo alle persone per organizzare concerti e spettacoli.
Hai sempre sognato di fare musica? Cosa vorresti dire al bambino che eri?
Se non fosse stata la musica sarebbe stato lo skateboard, che alla musica assomiglia molto, ma è chiaro che qui il terreno era più fertile per cantare e suonare. Al me del passato non direi proprio nulla, così che la musica arrivi d’improvviso e inaspettata, proprio come è arrivata. Sarei stato uno strumentista o un cantante migliore se avessi preso almeno un’ora di lezione nella vita, ma dubito sarei diventato un musicista migliore.
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domenica 8 Dicembre 2024