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 “Cammina, non correre”, intervista all’autore Giacomo Postinghel

A fare di Giacomo Postinghel uno scrittore è stato un caso, una di quelle esperienze talmente ricche di peripezie da divenire degna d’un libro.

Cammina, non correre: di cosa parla il tuo primo romanzo?

Questo libro nasce da una mia personale esperienza di viaggio, ambientata lungo il cammino Materano. Una camminata durata una settimana che da Bari ha portato me (ed un mio amico) fino a Matera. Quell’avventura ha fatto nascere in me il desiderio di scrivere: nonostante sia un racconto inventato, si basa comunque su alcuni elementi reali. È un romanzo che prende infatti spunto dalla mia vicenda personale e nel quale racconto luoghi realmente visti. Il protagonista mi somiglia, sebbene gli accadano cose a me mai successe e da lui raccontate in prima persona.

Quando è nata l’esigenza di scrivere: durante il cammino o a posteriori?

Una volta tornato a casa mi sono reso conto di quante cose avessi da dire. Scrivere un libro è sempre stato il mio sogno e tale romanzesco viaggio si prestava perfettamente per un racconto scritto.

Cosa vi ha spinti a scegliere il cammino Materano come “meta” di viaggio?

In quel periodo avevo dovuto affrontare diversi cambiamenti. La mia ragazza mi aveva lasciato e decisi così di abbandonare i miei problemi a casa, mettermi lo zaino in spalla e partire. In generale, la scelta di intraprendere un cammino derivava dalla mia passione per questo tipo di esperienze: in passato avevo già infatti intrapreso quello di Santiago. Camminare è un modo di viaggiare che favorisce la riflessione, era ciò di cui avevo bisogno per affrontare al meglio la fine della mia relazione.

Cosa ha reso tale avventura degna di un libro?

Siamo partiti tra febbraio e marzo, con la speranza che la bella stagione fosse alle porte. Essendo il cammino situato nel sud Italia, credevamo di andare incontro al primo caldo, ma ci sbagliavamo. Partiti con vestiti pressoché primaverili e giacche leggere, ci siamo ritrovati a camminare in mezzo ad una bufera di neve: la più pesante nevicata registrata in Puglia negli ultimi vent’anni. Una situazione che spaziava dal comico al paradossale, con un pizzico d’eroico: due trentini alla ricerca del caldo del sud che si ritrovano invece sommersi da un metro di neve.

Quanto hai impiegato a scrivere il tuo racconto e come ti sei mosso per riuscire a pubblicarlo?

Ho scritto di getto: ho impiegato una settimana in totale. Un mio amico mi ha poi aiutato a sistemarlo. Mi è stato semplice scriverlo, poiché nasceva da un’esperienza reale. Ero inoltre venuto a conoscenza dell’esistenza del concorso “Valerio Gentile”, che permette ai giovani scrittori under trenta di pubblicare i propri inediti. Sono riuscito ad iscrivermi l’ultimo giorno utile prima che scadesse il bando, vincendo il primo premio.

Quali caratteristiche deve avere, secondo te, chi ambisce a fare lo scrittore?

Uno scrittore dev’essere in primis un vorace lettore. È necessario inoltre esercitare ed affinare la tecnica della scrittura ma soprattutto avere qualcosa da dire. Non deve certamente mancare il tempo per poterlo fare: solo così scrivere potrà diventare un lavoro (anche se, quando lo si fa per passione, diviene piuttosto un piacevole impegno).

Cultura
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