Bando Generazioni 2020: “Message in the bottle”

Già vincitore del bando Generazioni 2019, il gruppo informale di artisti Team BASE Ø è risultato, col suo progetto “Message in the bottle”, tra i sedici vincitori del bando Generazioni 2020, quest’anno dedicato al tema della rigenerazione.

In cosa consiste il progetto “Message in the bottle”?

Il progetto ha dato voce al vissuto degli studenti durante il lockdown. Abbiamo coinvolto studenti bolzanini delle superiori e dell’università, chiedendo loro di preparare un (metaforico) messaggio in bottiglia, da lanciare nel mare di Internet. Ne sono uscite diciassette videointerviste. Di queste ne abbiamo poi selezionate sette, che abbiamo tradotto in immagini visive, realizzando sette dipinti. Il materiale prodotto è andato a costituire due mostre: la prima si è svolta sui nostri canali social, dove abbiamo condiviso i messaggi degli studenti e degli artisti. La seconda si svolgerà dal vivo, non appena sarà possibile: esporremo le sette opere d’arte e proietteremo le videointerviste per intero.

Leggendo i messaggi in bottiglia pubblicati su Facebook, si nota una ricorrente componente visiva: il Covid viene descritto come “un parassita diffuso, di colore viola”, “un ragno di luce in un contesto nero”, “un treno scuro che ti travolge”, “uno specchio rotto” …

Questa è la creatività lungimirante degli artisti. Ci siamo chiesti fin da subito: come facilitare la traduzione dei messaggi verbali in immagine visiva? Abbiamo quindi chiesto agli studenti di immaginare: «Se il Covid fosse un luogo, che luogo sarebbe? Se fosse un animale, che animale sarebbe?, ecc.»

Tanti messaggi non hanno un destinatario preciso, mentre altri hanno invece un interlocutore: le scuole, i governi, i negazionisti…

Anche qui c’è stato un input da parte nostra. Dopo alcune domande per rompere il ghiaccio e dopo le domande-paragone di cui abbiamo parlato, abbiamo chiesto agli studenti di immaginare di avere il loro palcoscenico: «Che cosa volete dire, e a chi? Che messaggio lancereste per contribuire a risolvere questa crisi che stiamo vivendo?»

È stato difficile scegliere i sette messaggi da cui realizzare i dipinti?

In parte sì, perché abbiamo cercato di dare voce a tutti, tutti i messaggi erano interessanti. Non è stato difficile invece spartirceli, perché noi di Base Zero abbiamo stili, caratteri e sensibilità diverse, quindi ognuno ha trovato il messaggio che più toccava le proprie corde. Così ognuno ha raccolto la sua bottiglia!

Come interpretate il vostro lavoro di artisti, anche alla luce di questo progetto?

L’artista oggi è un imprenditore e un progettista. L’artista-eremita funzionava qualche secolo fa, oggi non più. Il problema però è chiedersi: che cosa progettare, e per chi? Questo progetto, poi, ha una particolarità. Gli artisti sono spesso egocentrici e tendono a comunicare esclusivamente la vita e le emozioni proprie. Con questo progetto abbiamo invece voluto accettare la sfida di comunicare il messaggio di qualcun altro, unendolo al nostro lavoro creativo.

Ed in questo i social sono stati d’aiuto, visto il periodo! Come vedete il ruolo dei social nel vostro lavoro, e in generale?

I social media hanno un grande potere e dobbiamo riconoscere che, se non ne usufruiamo, rischiamo di rimanere emarginati. Non dobbiamo tuttavia ricorrere ad essi per la paura di essere emarginati; al contrario, gestendoli con oculatezza, dobbiamo imparare ad utilizzarli e a conoscerli nelle loro potenzialità comunicative, secondo la massima di Rushkoff: «Programma o sarai programmato!».

La mostra virtuale è visitabile sui canali social di Team Base Zero: www.facebook.com/teambasezero/

Cultura
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mercoledì 12 Febbraio 2025