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Autentico o falso? Questo è il dilemma del mercato dell’arte

L. Cranach, Venere, olio su tavola, 1531, Collezione del Principe di Liechtenstein, Vaduz.

Il primo marzo del 2016 un evento ha sconvolto il mondo dell’arte, generando una reazione a catena che ha comportato cambiamenti sostanziali a livello giuridico e di mercato. Da una soffiata anonima si giunse alla denuncia di falso e alla requisizione di un quadro appartenente alla collezione del Principe di Liechtenstein. L’opera incriminata era una Venere attribuita all’artista fiammingo Lucas Cranach il Vecchio e si trovava esposta alla mostra «Les collections du prince de Liechtenstein Cranach, Raphael, Rubens, Van Dyck, Rembrandt, Vernet, Hubert Robert, Vigée-Lebrun» presso l’Hôtel de Caumont in Aix en Provence.

Non c’erano prove certe che si trattasse di un falso, ma non appena venne reso noto il nome del commerciante d’arte da cui il quadro proveniva, la nota casa d’aste Sotheby’s e altre istituzioni del mondo dell’arte corsero ai ripari. Forse che anche i quadri che loro stessi avevano acquistato dal mercante d’arte italo-francese Giuliano Ruffini erano dei falsi?

Il dipinto della Venere era stato acquistato nel 2013 dalla collezione del Principe di Liechtenstein presso la galleria Colnaghi di Londra. L’opera però era stata immessa sul mercato da Giuliano Ruffini come quadro di anonimo, in quanto non era riuscito a presentare le prove a favore dell’autorialità dell’opera. Una volta requisito, il quadro venne inviato al centro di ricerca e restauro dei musei francesi presso il Louvre, dove viene messo a confronto con un’altra opera attribuita a Cranach: Le Tre Grazie del 1531. Il report del laboratorio risultò negativo e dichiarò l’opera falsa, dopo aver individuato dei pigmenti possibilmente moderni e la craquelure incoerente con il normale processo di invecchiamento.

Agli esperti della collezione del principe questo report parve mal fatto, così, partendo dai dati raccolti dal laboratorio del Louvre, fornirono un’interpretazione diversa, comprovando l’antichità e l’autenticità dell’opera. Dati i pareri contrastanti, la giudice Aude Buresi consentì la riconsegna dell’opera al suo proprietario che, fedele alla sua opinione, ritornò ad esporre in museo il quadro come un originale.

Forse la vicenda giudiziaria produrrà a breve il verdetto su questa e tutte le altre opere indagate. Lo scorso dicembre infatti, il presunto venditore di falsi Giuliano Ruffini ha lasciato la sua casa di Vitto Re in Emilia, rispondendo alla convocazione da parte della giustizia parigina.

Intanto il mercato delle case d’aste ha già preso dei provvedimenti per limitare l’autenticazione di falsi e per tutelarsi dalla loro vendita. Sotheby’s infatti, una delle più grandi case d’aste al mondo, si è dotata di un laboratorio di diagnostica altamente sofisticato, mentre la sua rivale, Christie’s, ha corretto i contratti di vendita per ridurre la sua responsabilità in merito.

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