Modena City Ramblers, intervista a Franco D’Aniello
Franco D’Aniello – storico membro fondatore dei Modena City Ramblers – è appena rientrato dal Cile, dove insieme al resto della band ha partecipato al WOMAD, festival internazionale fondato da Peter Gabriel con l’obiettivo di celebrare le tante forme di musica, arte e danza del mondo.
Com’è andata la vostra avventura cilena?
È stato un bellissimo viaggio, perché quando si partecipa a festival del genere non è bello solo il viaggio in sé – che permette di confrontarsi con un altro pubblico, un’altra realtà – ma anche la possibilità di ascoltare dal vivo tanti artisti e di scoprirne di nuovi. È un arricchimento, un’esperienza che ti apre tanto la mente. Poi ovviamente noi, come persone e come musicisti, amiamo il senso del viaggio. Viaggiare ti dona tante sensazioni ed emozioni che poi puoi riportare in un disco o in una canzone.
A proposito di emozioni e di dischi. A breve uscirà Altomare, a sei anni dal vostro ultimo disco di inediti. Siete emozionati per questo grande ritorno? Com’è nato il progetto?
Siamo molto emozionati. In questi sei anni abbiamo fatto tante cose, nonostante i due anni di stop quasi totale che per noi sono stati deleteri dal punto di vista della composizione. Se non giriamo, se non siamo in tour, non abbiamo gli stimoli giusti per comporre canzoni nuove. Quelle del nuovo disco sono figlie degli incontri degli ultimi anni, per esempio con i ragazzi e le ragazze di Mediterranea. Altomare parla molto anche di questo, non di una ONG in particolare ma di viaggi in mare, di migranti, di sogni di persone che vogliono un mondo migliore – o che semplicemente vogliono un mondo. Ci scordiamo spesso che mentre noi lottiamo per un mondo migliore, molta gente lotta per averne uno. Persone che vogliono migrare, attraversare il Mediterraneo per trovare una speranza. È un disco che parla di orizzonti lontani, di sogni da conquistare e da realizzare.
Altomare è dunque in continuità con i dischi del passato: l’impegno politico, la memoria e il folklore sono da sempre i vostri cavalli di battaglia.
Assolutamente sì, non ci siamo allontanati dalle nostre tematiche, anche perché per noi sono molto importanti e non riusciremmo a scrivere canzoni diverse. Può capitare che in un album ci sia una canzone particolarmente romantica, ma è comunque romantica alla nostra maniera, non solo con le rime “cuore amore” ma sempre con una particolare attenzione alle persone, a ciò che sognano. C’è la memoria, ci sono le radici (quindi il folklore)… C’è anche un po’ un senso di ribellione. Ci sono un paio di canzoni che parlano di una rivoluzione che, secondo noi, deve partire anzitutto dalle persone e poi estendersi alla società.
Ci sono però anche delle (bellissime) novità: gli ospiti, per esempio.
Abbiamo voluto centellinare gli ospiti nel disco e goderci la loro presenza, che ci fa piacere e ci gratifica molto. Ian Anderson (leggendario frontman dei Jethro Tull, ndr) è sicuramente una chicca, ma anche Zolani Mahola, straordinaria cantante sudafricana che abbiamo conosciuto peraltro proprio al WOMAD dello scorso ottobre in Sudafrica e con cui abbiamo già avuto il piacere di suonare dal vivo in due nostre date italiane. Con lei abbiamo in cantiere un progetto che si svilupperà più avanti. Poi ci sono altri nomi che a breve annunceremo.
È bello che abbiate reso i vostri fan co-produttori di Altomare grazie alla campagna di crowdfunding.
Abbiamo fatto questa scelta – come qualche anno fa con l’album live acustico Riaccolti – perché la discografia italiana è un po’ in discesa libera, così abbiamo cercato di rendere partecipi i “fan” (anche se non amiamo questa parola). Tanti hanno partecipato e contribuito addirittura senza neanche volere il disco in cambio. Ci fa molto piacere perché ci fa sentire parte di una comunità che ha voglia di fare qualcosa insieme. Certo, noi suoniamo e gli altri ascoltano, questo non cambia, ma psicologicamente è una cosa molto importante ed emozionante, per noi ma credo anche per chi ci segue.
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mercoledì 15 Gennaio 2025