Frida Kahlo “Viva la Vida”
“Surrealismo è la magica sorpresa di trovare un leone nell’armadio, dove eri sicuro di trovare le camicie”
Frida nasce in Messico. Vive appena 47 anni ma la sua è una vita intensa. Donna eclettica e carismatica. Il suo nome di battesimo (il padre era ungherese) è Frieda (Fried significa pace), ma lei lo cambia in Frida, segno di protesta contro la politica nazista della Germania. Cambia anche il suo anno di nascita dal 1907 al 1910, anno della rivoluzione messicana. Un segno di forza, di determinazione, un segno per andare contro un destino che ti ritrovi appiccicato e che puoi e che devi cambiare, anche quando ti si schianta addosso sotto forma di poliomelite o quando lo scontro tra un tram e un autobus ti rompe la spina dorsale in tre punti. Questa predisposizione alla protesta la ritroviamo anche nel suo aspetto, una sfida agli stereotipi della donna levigata e truccata della sua generazione. Scegliere un dipinto che potesse rappresentare Frida è stato davvero complicato. Nella sua produzione ce ne sono tantissimi rappresentativi, ricchi di simbolismo, dai toni forti; ma questo, più di tutti, racconta di Frida come donna che ha sofferto e lottato per la vita. Il dolore e la sofferenza hanno piantato chiodi nel suo corpo e la sua pittura racconta proprio di questo, del suo dolore e della sua forza nel cercare di superarlo. Forse avrei potuto sceglierne uno in cui fosse rappresentato Diego (Rivera, suo marito, il pittore della Rivoluzione e del Popolo), l’amore di una vita, la sofferenza di una vita.
Ho scelto questo per dare spazio alla forza dei suoi simboli, al potere evocativo delle sue metafore, alla bellezza nuda dei suoi rimandi. Diego ha significato gioia, ma anche tradimento che sanguina, discussione accesa e separazione inaccettabile, ognuno di quei chiodi piantati. Sofferenza, dolore, mal d’amore e lotta. In questo si riassume la sua pittura. Una pittura che tutti volevano “etichettare” (Breton e i surrealisti l’hanno corteggiata a lungo) e che nessuno è mai riuscito ad avere. Perché Frida era solo se stessa, dipingeva i suoi sogni, le sue paure e la sua realtà. Non apparteneva a nessuno, forse apparteneva solo alla sua pittura, unico modo per ‘fuggire’ al suo dolore piazzandocisi davanti ed esorcizzandolo. In questo sta la sua forza, in questo il suo coraggio. Una pittura che ci mostra la complessità e la varietà del suo essere donna, una pittura carica di sensualità, una pittura che proclama il suo essere indipendente. Ogni suo dipinto è un invito a ritrovare se stessi. Un invito a lottare per vivere al meglio.
«L’agonia, il dolore, il piacere e la morte non sono nient’altro che un processo per esistere. […] la volontà di resistere vivendo è gioia sana. Infinita gratitudine. Occhi nelle mani e il tatto nello sguardo. Enorme colonna vertebrale che è la base di tutta la struttura umana. Vedremo. Impareremo. Ci sono sempre cose nuove legate alle vecchie, vive. Accanto al mio amore di migliaia di anni. Diego»
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domenica 8 Dicembre 2024