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Albero ma estro

Venerdì 2 ottobre lo scrittore e cantautore Gio Evan si è esibito in uno spettacolo a metà tra il concerto e il monologo al Teatro Cristallo di Bolzano. I biglietti al botteghino si sono subito esauriti. Gio Evan, nome d’arte di Giovanni Giancaspro (di Molfetta, 1988) è diventato molto famoso (anche se dice di non saperlo) non solo attraverso i libri che ha scritto in seguito al suo viaggio in India di alcuni anni fa, bensì attraverso la sua presenza sui social network (dove pubblica aforismi e versi) e più di recente attraverso le sue canzoni indie-pop. Nello spettacolo “Albero ma estro”, ha unito questi due aspetti e ne ha aggiunto un altro, come dicevamo: il monologo teatrale rivolto direttamente al pubblico.

La parte centrale è stata sicuramente quella musicale. Evan, accompagnato dai bravi Giacomo Oro e Alfredo Gentili alle corde, ha cantato le sue canzoni, tra le quali il famoso singolo “Hymalaya Cocktail”. Nelle canzoni si contrappongono e si uniscono scene di vita quotidiane a immagini di una natura incontaminata: “Quello che ho dentro/È sempre stato peggio/Una montagna di libri sul letto/Io che evidenzio onde, e scogli, e mare dentro”. Nelle sue canzoni (che possono sicuramente piacere a chi è appassionato) si capisce la contrapposizione tra quello che è spirituale e quello non lo è – ma potrebbe essere. Durante l’esibizione Evan ha anche accennato a delle movenze – forse rudimentali e forse da limare – che dice di usare per ‘normalizzarsi’, ovvero per non entrare sul palco in una sorta di posa patinata. Nota di merito per chi ha gestito le luci di questa sezione.

Nei monologhi, che hanno avuto uno spazio cospicuo durante lo spettacolo, si sono raccontati aneddoti di viaggio e dalla quarantena dovuta alla crisi provocata dal nuovo coronavirus. A metà tra l’aneddotica e l’aforisma recitato, Evan ha cercato di trasmettere quello che cerca di esercitare lui quotidianamente: non essere aggressivo e trasmettere esempi di semplicità e ‘gentilezza’, facendo tesoro delle sue esperienze in India, dove ha vissuto per due anni e mezzo. I monologhi possono anche aver strappato un sorriso e si è percepito il senso di straniamento – forse comune a tutti – che le conseguenze del lockdown (se pur necessario) ha provocato. Peccato per quel “loro” citato più volte da Evan, pronome contro il quale si è scagliato più volte senza specificare meglio in chi fosse incarnato o cosa di preciso avesse fatto o detto per diffondere infelicità. Forse si riferiva solo a un’entità astratta che – secondo la sua visione – è stata capace di incanalare la rabbia e la collera accumulati durante questi mesi. Ma nelle relazioni umane c’è spazio per lo scontro?

DANIEL VALENTINI-DOMENICO NUNZIATA

Progetto COOLtour Bolzano

Cultura
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