Tre minuti all’apocalisse
A tre passi dalla mezzanotte di un giorno lunghissimo
Risorto dai tempi bui del Medioevo, il concetto di apocalisse è tornato prepotentemente ad abitare i nostri schemi mentali. Dal virus letale all’apocalisse zombie, dalle profezie maya fino alle invasioni aliene, negli ultimi anni la fine del mondo ci è stata presentata in mille salse, amalgamando le nostre peggiori paure con fascinosi racconti delle gesta degli ultimi uomini.
Questa volta, però, la minaccia non ci viene mossa dal mondo ludico del cinema o da quello della letteratura apocalittica. Ad annunciare la devastazione finale non ci sono nemmeno i famigerati 7 angioletti con le loro 7 trombette, bensì 17 premi Nobel. Sì, perché questa volta l’apocalisse ci viene presentata come imminente da uno dei più alti scranni della scienza, ovvero dal Bulletin of the Atomic scientists, il quale tuona intimidatorio che al nostro sciagurato pianeta restano solamente 3 minuti di vita. Quel che è certo è che nemmeno il mondo della scienza ha saputo rinunciare ad una buona dose di simbolismo per annunciare l’apocalisse. Insomma, nessuno di noi sta sprecando gli ultimi 180 secondi della propria esistenza davanti ad un articolo di Undertrenta.
Per capire di cosa stiamo parlando bisogna fare un salto indietro di qualche decennio. L’Orologio dell’Apocalisse – The Doomsday Clock – è uno schema simbolico creato dal Bulletin nel lontano 1947: la mezzanotte di tale orologio intendeva simboleggiare la fine del mondo, allora rappresentata dalla paventata guerra atomica. Al suo concepimento, all’inizio della guerra fredda, l’orologio venne impostato sulle 23 e 53 minuti. Da allora fino ai primi anni Novanta le lancette vennero spostate avanti e indietro ventuno volte, seguendo gli altalenanti andamenti dei rapporti tra U.S.A e U.R.S.S.: la massima vicinanza a mezzanotte è stata raggiunta nel 1953 (23 e 58) mentre la minima è stata toccata nel 1991, poco prima del collasso dell’Unione Sovietica (23 e 43).
Dal 2007, però, altri fattori hanno cominciato ad influire sull’andamento dell’orologio dell’apocalisse, andando ad includere ogni evento che potesse mettere in pericolo l’esistenza stessa dell’Uomo e del pianeta. Ed è così che all’apocalisse atomica si è unita un’altra simpatica compagna di merende, ovvero la catastrofe naturale, estrema conseguenza del cambiamento climatico in atto. Il board del Bulletin non va dunque per il sottile, affermando che «nel 2015 il cambiamento climatico senza controllo, l’ammodernamento globale delle armi nucleari e degli arsenali atomici pongono innegabili minacce per la sopravvivenza dell’Uomo». Tutto questo di fronte ai ripetuti fallimenti delle leadership internazionali, i quali «mettono in pericolo ogni persona sulla faccia della Terra». Ed è così che ci ritroviamo alle 23 e 57, a tre passi dalla mezzanotte di un giorno lunghissimo, ma che noi – con la nostra corsa agli armamenti e con il nostro inquinamento incontrollato – stiamo irrazionalmente cercando di accorciare. Cose poco lusinghiere, se viste come gesta degli ultimi uomini.
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sabato 21 Settembre 2024