TFF2025: Nella pelle del drago – la rinascita del Drago Vaia

La sezione Orizzonti Vicini del Trento Film Festival rappresenta una vetrina per il cinema legato alla regione ospitante, che quest’anno comprende 13 film tra corti e lungometraggi. Tra questi il documentario di Katia Bernardi – laureata in storia del cinema al DAMS di Bologna, produttrice e regista di opere presentate in diversi festival nazionali ed internazionali –, Nella pelle del drago, era sicuramente uno dei più attesi.

A partire dalla notte del 22 agosto 2023, quando è stato incendiato dolosamente il Drago Vaia, famosissima scultura realizzata sull’altopiano di Lavarone dall’artista veneto Marco Martalar – presente in sala durante la proiezione insieme alla regista -, la pellicola ricostruisce l’indagine sulla ricerca del colpevole, analizzando in una commistione di generi (dal giallo alla commedia, al western e alla musica country) il difficile rapporto tra uomo, arte e natura, tra comunità e turismo, amministrazione e cittadini.

“Ho conosciuto Marco durante le riprese di una serie televisiva, Falegnami in alta quota, e ci siamo detti che sarebbe stato interessante lavorare insieme. Due giorni dopo la sua opera è stata bruciata e a quel punto ci è sembrato destino. Ci interessava indagare sulle cause e i motivi che potevano aver spinto a un simile gesto. Siamo quindi entrati in questa comunità, cosa non facile perché noi trentini tendiamo a essere un po’ chiusi, però chi alla fine ha partecipato è stato molto generoso nell’esporsi. Volevamo raccontare questo territorio, i silenzi e i mormorii di paese, e allo stesso tempo ci interessava il tema del turismo da selfie: come un’opera d’arte possa portare attrazione ma allo stesso tempo caos”, esordisce Bernardi.

“Quando sono arrivato sulle ceneri del drago precedente, per me il secondo era praticamente già fatto”, spiega lo scultore. Partì così una campagna di raccolta fondi che portò alla realizzazione di un’opera del doppio delle dimensioni precedenti, in legno bruciato preventivamente, in una posa davvero poco rassicurante e con un ghigno di trionfo che lo stesso Martalar ammette di aver notato solo una volta installato. All’inaugurazione una marea di turisti a caccia di foto con drago e artista. “Io penso che al giorno d’oggi la necessità di avere visibilità riguardi tutti. Non è qualcosa di gestibile perché è un’esigenza umana. La parte finale del documentario parla proprio di questo: nel bene e nel male ci siamo dentro tutti”.

Menzione a parte merita poi il corto di apertura Crepe de Lum di Giancarlo Dorich, membro della Musega de Poza, la banda di Pozza di Fassa di cui è direttore dal 1995. Nel 2023 questa realtà ha festeggiato i propri 90 anni di attività con una scalata alle Torri del Vajolet, sulla cresta delle quali – praticamente sospesi nel vuoto – i musicisti hanno eseguito un brano, composto appositamente per loro dal trentino Marco Somadossi. “L’idea mi è venuta nel ‘98 come sfida per vincere le vertigini: avevo bisogno di una motivazione per non tornare indietro. L’abbiamo replicata poi nel 2003 e questa volta abbiamo deciso di realizzare un vero e proprio film, di cui, più che il regista, sono stato il coordinatore perché ognuno dei bandisti ci ha messo un pezzo di sè”.

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giovedì 15 Maggio 2025