TFF2025: Mar de Molada – L’inno all’acqua di Marco Paolini

La sezione Anteprime del Trento Film Festival rappresenta da sempre una vetrina per il cinema narrativo di ambientazione montana. I film presenti in questa rassegna provengono da diversi Paesi del mondo ma sono tutti accomunati dalla passione e dal forte legame con un territorio aspro e ricco allo stesso tempo.

Mar de Molada diretto da Marco Segato – regista e sceneggiatore di documentari che ha esordito nel 2016 nel cinema di finzione con La pelle dell’orso, guadagnandosi la candidatura ai David di Donatello come miglior regista esordiente – segue il processo artistico dello spettacolo omonimo di Marco Paolini, intrecciando narrazione teatrale e realtà. La creazione del drammaturgo veneziano esplora il rapporto che intercorre tra l’acqua e il territorio veneto, dalle Dolomiti bellunesi alla laguna veneziana, passando per le campagne della Pianura Padana. Da sempre attento all’intreccio tra teatro, temi ambientali e coscienza civile, Paolini pensa lo spettacolo in quattro incontri campestri ed itineranti, accompagnati dal Coro mestrino delle Cicale, composto da sole donne che cantano la montagna, le sorgenti, i fiumi, la toponomastica idrica, i disastri ambientali e il rischio idrogeologico.

Tutto nasce da una riflessione: la natura segue le regole della geometria frattale, per cui la forma di un albero è la stessa di un corso d’acqua. Da qui si sviluppa poi una ricerca su come l’uomo interagisca con la natura, a partire dallo spostamento dei letti dei fiumi per salvare la laguna, alla trasformazione del Piave in un albero di Natale attraverso le centrali idroelettriche, fino alle inondazioni della Romagna, ai periodi di acqua troppo abbondante e a quelli di siccità, provando anche a indicare possibili soluzioni e buone pratiche.

“Vorrei solo spiegare che è tutto finto”, esordisce Paolini presente in sala con Segato al termine della proiezione in prima assoluta. Il procedimento creativo è infatti un lavoro di grande concentrazione che il drammaturgo svolge in solitaria, per cui tutte le parti filmiche che rappresentano questa fase sono state girate a posteriori con l’attore che si è affidato totalmente al regista. Diverso è il discorso per le bellissime immagini che immortalano il territorio veneto e gli spezzoni dei quattro spettacoli itineranti, che sono stati ripresi dal vivo, utilizzando un’unica camera sempre in movimento tra palco e pubblico.

“L’acqua ha un andamento stagionale, ma dobbiamo ricordarci che acqua significa soprattutto fiumi e la nostra relazione con essi è un qualcosa che non sta lì dove li abbiamo messi, dunque dobbiamo immaginare che questo sia un tempo in cui il fiume è lì ma non possiamo dare per scontato che ci resti. Questo immaginario non deve spaventarci, ma non deve neanche esserci estraneo: rende tutto più interessante”.

A chi tra il pubblico insiste nel chiedergli la sua opinione sulla diga del Vanoi, risponde: “La mia valutazione su ogni grande opera oggi in questo Paese viene dall’esperienza di essermi occupato di una sola storia: la tragedia industriale del Vajont con le sue chiare responsabilità. Oggi non è più pensabile che una valle valga meno dell’acqua che può contenere. Abbiamo cambiato sensibilità nei confronti della montagna, però è nato anche un altro tipo di sensibilità che mi disturba profondamente. Io sono radicalmente convinto che non si possa immaginare la natura come un tabù. Come ho provato a raccontare nei miei spettacoli, questo posto in cui viviamo è altamente artificiale ed è di questo luogo che voglio prendermi cura con il racconto. Rispetto alle cose da fare voglio avere un atteggiamento laico: per me pregiudizialmente nessuna grande opera è di destra e decidere di non farla è di sinistra. Bisogna valutare costi e benefici e mettere in conto dei sacrifici, anche della natura purché bilanciati. Non parlerò del Vanoi finché non sarò radicalmente convinto di tutto quello che ho capito. Non mi dichiarerò mai contrario per principio a qualsiasi opera pubblica, perché in Italia lasciamo fare ai privati tutto quello che vogliono e siamo in grado di fermare solo ciò che è pubblico. Questo per me non è né di destra né di sinistra: è pigrizia mentale del nostro pensare”.

Per chi fosse interessato ai prossimi spettacoli si rimanda ad Atlante delle Rive.

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giovedì 15 Maggio 2025