(S)Nazionalizzazioni: i casi di Ucraina, Rojava e Alto Adige

Nella serata del 25 gennaio nella cornice del Living Memory 2023 si è tenuto un incontro sul tema della negazione dell’identità dei popoli. Il primo caso preso in esame è l’attualissimo conflitto ucraino. Giorgio Comai dell’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa ha esposto le ragioni addotte dai Russi a motivo dell’invasione. Partendo dal presupposto di una Russia trina – composta cioè da Russia, Bielorussia e Ucraina – tutto ciò che si oppone a questa visione è una minaccia all’unità della nazione. La cosiddetta identità ucraina viene poi vista come creata e imposta dall’esterno e pertanto quella russa è una guerra difensiva.

Sull’altro fronte invece questa narrazione viene percepita in contrasto all’identità ucraina che si è formata ed è andata rafforzandosi nel periodo post-sovietico prima e ancor più nell’attuale situazione di conflitto. “Quando questa crisi si risolverà, il popolo ucraino si troverà a dover fare i conti con le nuove identità che si saranno formate nel frattempo, soprattutto nelle zone di confine come il Donbass, e quello sarà il vero banco di prova per il governo Zelensky”, termina Comai.

Elisa Bertò dell’Euregio si aggancia a questo concetto per una riflessione sul caso altoatesino: “Nella nostra regione non si tratta di costruire ma di mantenere ciò che già c’è e in un mondo in cui i confini sono sempre più labili, la vera sfida giace nella capacità relazionale dell’autonomia. La partita va giocata non tanto su una base identitaria ma su un confronto con l’altro, in modo da cooperare su progetti condivisi in grado di rispondere alle esigenze dei cittadini”.

L’ultimo caso preso in esame è quello del Rojava, regione del nord-est della Siria che corrisponde al Kurdistan occidentale, crocevia di diversi popoli ed identità. Spetta a Davide Grasso, ricercatore dell’università di Torino, chiarire la situazione all’interno del Paese. Nel 2011 il popolo siriano manifesta il proprio malcontento nei confronti del governo, che interviene con una repressione violenta. A seguito di quegli eventi nascono due movimenti di opposizione diametralmente opposti tra loro: quello islamista che vorrebbe un governo centrale basato sulle leggi divine, e il Partito di Unione Democratica che sogna un’autonomia democratica che tenga conto della pluralità delle identità culturali presenti sul territorio e pratichi un logoramento dello stato-confine fino a renderlo gradualmente superfluo.

“Le nazioni nella storia sono sempre state restie a concedere autonomia amministrativa, ma la sua negazione crea tensioni delle quali possono approfittare stati imperialisti esterni, come sta succedendo in Ucraina. Il sogno di assimilazione ed annichilimento delle diverse identità da parte di uno stato-nazione può comportare la distruzione stessa di quello stato”, chiude il cerchio Grasso.

Riflettendo poi sull’iniziale reazione di sospetto dello Stato italiano a proposito della nascita dell’Euregio, Bertò conclude: “L’autonomia rappresenta sempre un’occasione più che la perdita di mordente da parte di un potere centrale. È un limite alla sovranità ma anche una garanzia di controllo, dopotutto nella storia la concessione di diritti e di autonomie ha sempre sedato i conflitti e agevolato i processi di pace”.

Attualità
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

sabato 27 Luglio 2024