Senza futuro, ma sulla nostra pelle

Ho frequentato talmente tanto LinkedIn che ormai ci diamo del tu e tra noi non ci sono più segreti. Ci conosciamo bene, come due vecchi amanti consumati dalla vita e da una routine che si vorrebbe rompere, ma nella quale si ricade inesorabilmente. È una relazione nata sotto una cattiva stella – la mia, da disoccupato – e che sotto una cattiva stella sta continuando – sempre la mia, ancora da disoccupato. Non mi lamento: vorrei che questo fosse chiaro. Come cantava De André, è meglio lasciarsi che non essersi mai incontrati. Per cui cerco di trarre il meglio anche da questa lunga e indesiderata frequentazione con LinkedIn.

Che cos’è questo meglio? Faccio fatica a metterlo a fuoco. Lo stato della gioventù in Italia – e con gioventù intendo chi ormai sfiora i trent’anni – è funereo. Un giovane su quattro non ha lavoro e, alle attuali condizioni, fa fatica a trovarlo. La pandemia, la crisi economica, la guerra tra Russia e Ucraina hanno ammantato di nubi nere il nostro futuro. Tanti piccoli o grandi ostacoli si mettono di traverso appena si palesa una strada, appena uno spiraglio o un’opportunità si manifestano. A questo punto viene in aiuto LinkedIn. Esistono due tipi di offerte di lavoro – quegli spiragli o opportunità di cui sopra. Le prime sembrano miraggi: ottimi stipendi, graziosi benefit, ambienti di lavoro sani e attivi e via dicendo. L’unica fregatura è che tra i requisiti sono chieste l’esperienza pluriennale nella posizione per cui ci si candida e l’età il più possibile contenuta.

Anche il secondo tipo di offerte di lavoro allettano: nessuna esperienza richiesta (o, comunque, minima), benefit decenti, possibilità di crescere e di apprendere. La fregatura? Nessuno stipendio. Sì, non scherzo: nessuno stipendio. È volontariato, lo stipendio è la possibilità di metterti in gioco, di crescere e di imparare. Insomma, metti in saccoccia quell’esperienza pluriennale che poi ti serve per l’altro tipo di offerta di lavoro. Che vuoi? Anche uno stipendio? Tutto molto bello. Ma nel frattempo come vivi? Di voglia di crescere e di imparare ne hai magari da vendere, ma è una carta che al supermercato non accettano. Puoi provare a pagare le tasse o le bollette con la voglia di crescere e di imparare, ma sono convinto che il Fisco italiano verrebbe a bussare poco contento alla tua porta.

Per cui tu oscilli tra questi due estremi: tra chi un lavoro te lo offre, ma senza pagarti, e chi invece ti pagherebbe anche, ma solo se hai già lavorato per anni. E intanto diventi più vecchio, quindi meno appetibile sul mercato del lavoro, le spese si sommano e si ingigantiscono perché nel frattempo vorresti cominciare a vivere una vita tua, con una casa tua, una macchina tua, una famiglia tua. E finisci per accettare il primo lavoro che capita, che non ti soddisfa e che ti offre una miseria, ma tanto anche una miseria è meglio di niente. Lo accetti perché sei convinto – o ti convinci – che tanto è un lavoro temporaneo, tanto lo fai solo per mettere da parte qualcosa, per fare un po’ di quel curriculum che nel giro di uno, massimo – lo giuro: massimo! – due anni ti servirà per accedere alla posizione dei tuoi sogni, quella ben pagata, con i benefit graziosi e l’ambiente di lavoro sano e attivo e via dicendo. Solo che alla fine rimani dove sei perché nel frattempo hai quarant’anni e la voglia di mollare tutto e di rimetterti in gioco è rimasta alla versione di te di dieci anni prima. Che intanto è morta e sepolta.

Bello scenario, vero? Devo rifare i conti, perché questo meglio nella relazione con LinkedIn devo ancora trovarlo.

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domenica 8 Dicembre 2024