Parità di genere, non è il tempo dei piccoli passi: serve un’azione sistemica
Nel nostro Paese c’è una vera e propria emergenza di genere. “Non è vero che la parità di genere sta diventando realtà”, ha detto Linda Laura Sabbadini, la “signora dei numeri”, nota statista italiana, nel corso dell’incontro “La parità di genere sta diventando realtà: ostacoli e obiettivi raggiunti” di domenica 5 giugno, moderato dalla giornalista de Il Sole 24 Ore Monica D’Ascenzo.
Sabbadini è partita dando qualche numero sull’occupazione femminile che, dagli anni Settanta ad oggi, è passata da un 33% a un 50%. “Siamo fermi – ha affermato -, ciò vuol dire che serve un’azione straordinaria e sistemica per l’occupazione femminile. Nel PNRR vedo un’azione massiccia su infrastrutture e transizione ecologica e digitale, dove vengono investiti i miliardi. Sicuramente si tratta di settori importanti. Però dobbiamo anche essere coscienti che la parità di genere non è stata inserita nelle priorità del Paese”.
L’Italia è stata superata anche da Malta e dalla Spagna, che occupavano il fondo delle graduatorie in quanto a occupazione femminile. “Su 27 Paesi europei, oggi siamo gli ultimi”, ha detto Sabbadini, che ha aggiunto: “Non mi voglio accontentare di politiche dei piccoli passi, perché non ci credo. C’è bisogno di una svolta reale”. Il 60% dell’occupazione femminile era l’obiettivo che l’Unione Europea si era posta per il 2010. “In poche zone l’Italia, nel 2022, supera quel numero: tra le poche ci sono Trentino, Emilia Romagna, Lombardia e Veneto”, ha aggiunto Sabbadini.
Importante, nel breve periodo, è investire nell’incentivare l’occupazione nei settori tradizionalmente occupati dalle donne. “In settori come sanità, assistenza, pubblico e istruzione – ha detto Sabbadini – non abbiamo investito molto in questi anni. Se non si investe, però, l’occupazione femminile crescerà inevitabilmente meno”. Ciò non vuol dire non incentivare le donne che vogliono studiare le materie scientifiche, le cosiddette Stem. “Dobbiamo investire nelle Stem e nello sviluppo dell’imprenditorialità femminile – ha affermato Sabbadini – ma si tratta di politiche più a lungo termine, perché sono ambiti tradizionalmente meno occupati dalle donne”.
Il PNRR, ha ribadito l’economista Paola Villa, professoressa dell’Università di Trento, non è stato abbastanza coraggioso sulle politiche di genere. “C’è stato il movimento ‘Half of it’, che chiedeva che il 50% delle risorse del Piano venisse dedicato alle politiche di genere – ha spiegato -; alla fine però questi temi sono entrati solo di traverso nel PNRR, senza troppa forza”.
Da cosa parte l’azione sistemica per la parità di genere? La risposta è sempre una: dall’educazione. “L’obiettivo – ha detto Sabbadini – è mettere maschi e femmine nella condizione di poter scegliere il proprio percorso. Bisogna investire anche nel cambiamento dei libri delle scuole primarie: quelli che abbiamo adesso sembrano arrivati dagli anni Cinquanta”.
Inoltre, la statista ha affermato la necessità, per le donne ancora più che per gli uomini, di studiare. “La crisi del 2008 – ha concluso – ha insegnato che chi aveva un titolo di studio si è potuto difendere meglio. È necessario spiegare alle donne che devono investire su loro stesse, nella formazione, non solo universitaria ma anche tecnica, e nel lavoro. In questo momento per le donne la formazione è una garanzia di occupazione: se prendi una laurea o investi in formazione, hai il 65% di possibilità di lavorare”.
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sabato 7 Dicembre 2024