“Odi et amo”, Gad Lerner protagonista al Festival dell’Altra Parte
Odi et amo, sono sentimenti contrastanti e ossimorici che possono vivere in una persona, siamo esseri complessi e le contraddizioni fanno parte di noi. Il 28 giugno 2025 si è tenuto un incontro organizzato dal Festival Dall’altra parte del mare ad Alghero. Sul palco sono saliti due giornalisti: Gad Lerner intervistato da Daniela Preziosi per parlare del suo nuovo libro intitolato Gaza amore odio per Israele. Questo titolo di catulliana memoria ci chiarifica fin da subito la posizione di Lerner nei confronti del conflitto israelo-palestinese: un limbo, una condizione di incertezza e indecisione, non sa se pendere a destra o a sinistra. Dante assegna un posto preciso per queste persone all’inferno, il limbo appunto, zona ai margini della voragine infernale, non propriamente di pena ma neanche di beatitudine.
Un uomo non può essere considerato come rappresentante di un popolo o come profeta per quello che verrà, il rischio di questo incontro era appunto quello di essere frainteso in questi termini da parte del pubblico.
L’intervista è iniziata con una definizione per Lerner: “ebreo buono”. Questa definizione però non è innocua perché suppone che ci siano anche ebrei cattivi, meccanismo che richiama ancora una volta quel sistema denigratorio e pregiudiziale con cui sono stati definiti gli ebrei nel ‘900. Le parole però sono importanti e sceglierle con cura dovrebbe essere prerogativa di tutti.
La situazione in Medio Oriente è complessa, impossibile da indagare in un’ora di intervista, ma questo incontro ha comunque messo in luce alcune posizioni che, sulla scia generale dell’opinione pubblica, si erano perse, come un forte richiamo alla storia di questi popoli. Sui muri delle strade italiane spesso si vede la scritta ‘Free Palestine’, bandiere della Palestina che sbucano dai balconi, festival pro-Palestina, il sentimento generale è quello di un Italia che parteggia per la Palestina, ma se non ci fosse nessuno da sostenere?
Tutta questa situazione è frutto di un errore della storia in cui il capro espiatorio a monte sono stati gli ebrei, con le varie diaspore che hanno dovuto subire fin dai tempi dei babilonesi, discriminazioni, vessazioni fino ad arrivare alla follia umana di Hitler e alla Shoah, un trauma che non si può cancellare. Nel 1948, dopo la tragedia della Seconda Guerra Mondiale viene assegnato finalmente un territorio in Palestina agli ebrei, territorio che sarebbe dovuto essere diviso tra ebrei e arabi palestinesi, e questo fu l’inizio della catastrofe che porta ai nostri giorni. Molti palestinesi furono costretti ad abbandonare le proprie terre o addirittura espulsi, non c’è mai stata una convivenza perché la Storia impediva che ci fosse, si imponevano odio e disprezzo. Un popolo si imponeva sull’altro, nel mentre Israele costruiva un potente apparato militare per difendersi da futuri attacchi che sapeva sarebbero arrivati, essendo il capro espiatorio del mondo. Il tutto si è trasformato in una guerra di territorio, di religione, di prevaricazione che ha portato oggi ai disastri di Gaza e ad una nuova follia umana contro i palestinesi che il governo Netanyahu perpetra da quando è salito al governo, ormai dal 1996.
Questa non è una semplificazione, ma un estremo riassunto che gli spazi di un articolo impongono.
Il conflitto per Lerner è insanabile, troppe morti, troppa violenza sia da parte dei palestinesi che da parte degli israeliani. Dice che il Medio Oriente è un ginepraio di nazionalità, allora la domanda provocatoria che arriva da Preziosi è “allora perché due popoli e due stati? Non si potrebbe vivere bene in uno stato multietnico?” Lerner risponde che servirebbe un percorso che porta allo stato multietnico, non è realizzabile nell’immediato. Il nazionalismo da una parte e dall’altra oggi è troppo forte e Netanyahu ha contribuito a rafforzarlo. Nel libro di Lerner una storia esemplificativa di questo nazionalismo fanatico, che ci tocca da vicino perché successa in Italia, è quella di un bambino, Eitan Biran, l’unico sopravvissuto alla strage del Mottarone.
In conclusione si tira in ballo una parola ‘genocidio’, la definizione che dà la Treccani di questa parola è ‘sistematica distruzione di una popolazione, una stirpe, una razza o una comunità religiosa’ ed entrambi i giornalisti ne hanno preso le distanze, però poi Lerner ha parlato di pulizia etnica, la cui definizione, sempre della Treccani, è ‘programma di eliminazione delle minoranze, realizzato attraverso il loro allontanamento coatto o ricorrendo ad atti di aggressione militare e di violenza, per salvaguardare l’identità e la purezza di un gruppo etnico’. In questa situazione in cui le ambiguità imperversano e a volte i confini tra bene e male si fanno labili chiamare le cose col proprio nome aiuta: quello che sta succedendo a Gaza è un genocidio. Come detto in precedenza, le parole sono importanti, non dovremmo avere timore di usarle perché definiscono la realtà e ci preservano dall’ambiguità, è come definire il cancro ‘il brutto male’, come se cambiasse effettivamente ciò che è, addolcisse la pillola. Lerner, in realtà, ha scelto da che parte stare ed è una posizione rispettabilissima perché è lucida, condanna le atrocità, prende le distanze da un governo scellerato, ma starà sempre dalla parte del suo popolo e delle loro ragioni.
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venerdì 11 Luglio 2025