Moltiplicazioni 2022: “PrimAscesa – La montagna creata dall’uomo”.

L’ultimo evento del Moltiplicazioni Festival di Rovereto è stata la proiezione del documentario “PrimAscesa – la montagna creata dall’uomo” (2021), diretto da Leonardo Panizza, all’esordio in cabina di regia. La trama del lungometraggio racconta il breve ma inteso viaggio di due alpinisti, Simon Sartori e Giovanni Moscon, intenti nello scalare l’ultima cima ancora inviolata dall’uomo, che è allo stesso tempo la prima artificiale: una montagna di rifiuti.

Tutto comincia con i preparativi, leciti se c’è da lanciarsi in un’avventura simile; ci si presenta e si ride tra un blooper e l’altro, un po’ come se fosse un mockumentary, andando a fare una parodia del modello di documentario strappalacrime e struggente targato National Geographic, canale che – almeno in proporzione – sembrerebbe avere meno a cuore la questione del cambiamento climatico rispetto ai protagonisti, che hanno brillato per coraggio e spirito di iniziativa. Sarà un po’ l’insostenibilità della situazione o che c’è chi ci ha speso una vita combattendo contro i rifiuti, ma l’idea di scalare una montagna di immondizia rende perfettamente l’idea di “che cosa” stiamo creando, come collettivo e società, ed è giusto che qualcuno scelga di raccontarlo: il problema che il misfatto sia lontano dagli occhi, e quindi lontano dal cuore, non può definirsi più tale se riportato sul grande schermo, era un gesto necessario.

“Il film è il risultato di anni di rabbia. La soluzione potrebbe essere trovata andando alla radice del nostro modo di vivere, della maniera in cui la società ci è imposta e del problema legato all’economia e stravolgendo tutto. Il capitalismo verde sembrerebbe voler risolvere la situazione, ma se si procede mantenendo il paradigma della crescita illimitata, in un mondo che è finito, sappiamo già come finirà. Volevamo mettere in discussione questo”, ha dichiarato Simon Sartori, nell’evento che ha preceduto la proiezione in cui il trio trentino – composto dai due attori e dal regista – è stato impegnato in una discussione con la Cooperativa sociale Smart ONLUS e il Consorzio Associazione con il Mozambico (CAM).

La “rabbia” citata da Simon è chiara durante la visione e diventa quasi tangibile nel pubblico, perché diventa spontaneo provare dei sensi di colpa, quasi cristiani, dettati da una consapevolezza che la responsabilità è tanto mia quanto della persona che sta leggendo queste parole; tutti compresi e nessuno escluso, per capirci. Potrebbe sembrare un’estremizzazione del momento di critica sociale, ma è un semplice risultato della quotidianità che viviamo, ed è proprio questo il punto forte del documentario: non si parla di una storia plasmata sul Trash di Mulligan, ambientata in una favela di Rio de Janeiro, perché tra i rifiuti ci sono buste del Poli, tubetti di dentifricio Pasta del Capitano, una cartolina che augura “Tanti Saluti da Andalo”. Tutto è a km0, eppure di bio non c’è proprio nulla, possiamo imbatterci solo in crepacci pieni di liquami e valanghe fatte di plastica.

Il film è realizzato in one take, quindi senza la possibilità di riprovare a ricostruire dei momenti, perché la precarietà della situazione non lo avrebbe sicuramente permesso, ma forse è meglio così: tutto è spontaneo, sta a chi guarda cogliere le parole che valgono più di altre, così come per i sentimenti che emergono, in quel crescendo di emozioni precedente alla cima, quasi asfissiante per gli odori che sembrano saltare fuori dallo schermo. Il finale è liberatorio, invece, con una sciata sui rifiuti. Si festeggia per aver toccato la cima, mentre la nostra società sembra sempre più vicina a toccare un fondo in cui non basteranno compostaggio e inceneritori per attenuare il tutto.

Il lavoro di Panizza è stato premiato sia nel nostrano Trento Film Festival – Premio Cinemamore – che in altri festival, anche internazionali: non è un caso, si tratta di un’opera di denuncia tanto pura quanto cruda, capace di regalare uno spunto di riflessione senza dover uscire dal proprio comune.

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domenica 8 Dicembre 2024