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Living Memory 2023: La macchia nera. Come il fascismo è arrivato al potere

Nella cornice del Living Memory 2023, la Fondazione Museo Storico del Trentino ha proposto un estratto dal vivo del suo podcast La macchia nera. Come il fascismo è arrivato al potere.

Prendendo come spunto il resoconto dell’assalto al giornale socialista Avanti! avvenuto a Milano il 15 aprile 1919 per bocca dello stesso Filippo Tommaso Marinetti che aveva guidato il corteo contro gli Anarchici, si delinea il brodo di coltura del fascismo: il Movimento Futurista, avanguardia storica che esalta l’interventismo, la velocità, la guerra e lo scontro; i militari delle Forze Speciali, veterani che saranno poi coinvolti nell’impresa di Fiume; e gli Ufficiali di Complemento, giovani cresciuti nel culto della morte e della violenza.

Inizialmente l’unica caratteristica ideologica fissa del Fascismo è il nazionalismo, e non a caso troverà terreno fertile nelle zone di confine come il Friuli Venezia Giulia. In seguito si passerà dalla guerra allo straniero a quella al nemico interno identificato nei movimenti politici di sinistra.

La svolta è segnata dalle elezioni del 1919, in cui i Fasci Italiani del Combattimento, candidati solo a Milano, subiscono una misera sconfitta. Il fascismo di confine si evolve in fascismo agrario. Il 19 dicembre 1920 ha luogo la prima aggressione fascista a Bologna con il pestaggio di un deputato socialista e di sua madre all’entrata del tribunale.

Dalle città rosse la violenza degli squadroni si sposta progressivamente alla conquista della Pianura Padana, dove il proletariato iniziava a godere dei primi diritti conquistati con estrema fatica. Il Governo, anziché bloccare gli attacchi, si unisce alla repressione delle fazioni socialiste e comuniste, in nome dei capitalisti e dei proprietari terrieri. Il 31 gennaio 1921 Giacomo Matteotti espone la situazione alla Camera e avvisa del pericolo di ripercussioni da parte dei vessati. Nel 1945 la storia gli darà ragione.

Poco dopo il discorso alla Camera, le squadre fasciste cercano di prendere la città di Sarzana ma le forze dell’ordine le fermano. L’opinione pubblica moderata inizia a schierarsi contro la violenza e Mussolini decide di cogliere il suggerimento dell’allora Presidente del Consiglio, Bonomi, di aprire le trattative con la sinistra.

Nell’agosto del 1921 viene siglato il Patto di Pacificazione in cui ci si impegna a fermare qualsiasi atto di violenza tra le opposte fazioni politiche. All’interno del movimento fascista la parte più radicale è scontenta e vorrebbe continuare con la linea dura. L’unico che riesce a mantenere l’equilibrio è Mussolini, che costituisce il nuovo Partito Nazionale Fascista, facendo di fatto decadere la validità del Patto di Pacificazione. Inizia il culto dei caduti di Sarzana, presentati come martiri della patria.

Nel luglio 1922 si compie l’ultimo atto con la presa di Cremona, l’attacco alle istituzioni liberali e la caduta del Governo Facta. Con la morte di Matteotti la svolta totalitarista è completa. Le stesse politiche liberali, che nel nome di un’Italia unita hanno cercato di reprimere tutte le resistenze, sono state la causa principale dell’ascesa del potere fascista. E pensare che solo un anno prima la resistenza congiunta nella città di Parma aveva dimostrato che tutto questo si poteva fermare semplicemente restando uniti per davvero.

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domenica 2 Aprile 2023