L’Africa, l’eterna “terra promessa” di Stati che non riescono a formarsi
Interrogata sul titolo dell’incontro del Festival dell’Economia di Trento 2023 – spostato al centro OCSE a causa dell’occupazione della facoltà di Sociologia da parte degli studenti – la Presidentessa del Consiglio Consultivo Presidenziale per lo Sviluppo Economico e Direttrice Esecutiva dell’ECES (Egyptian Center for Economic Studies) Abla Abdel Latif si dimostra critica sul fatalismo che esso trasmette, pur comprendendone l’intento provocatorio.
“Il concetto di eterno implica in questo caso un’assenza di speranza, ma l’Africa ha generato una serie di civiltà che hanno avuto un’enorme importanza nella storia dell’umanità. Quando si parla di Stati africani non si può generalizzare: il nord e il sud del continente sono infatti molto ricchi, rispettivamente per il petrolio e per la modernità, mentre le nazioni centrali presentano diversi gradi di povertà ed instabilità. Vi sono moltissimi fattori in gioco che comportano un grande dinamismo”.
Quadro che vede d’accordo Emanuela Del Re, rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Sahel, fascia dell’Africa subsahariana attualmente soggetta a situazioni di forte instabilità socio-politica. “L’UE è perfettamente consapevole dello stretto legame di scambio reciproco che da secoli intercorre con il continente nero. Il principio con cui tratta questo rapporto è pertanto quello della creazione di una governance con cui poter aprire un dialogo: stabilire un governo forte permetterebbe l’accesso ai servizi basilari, allo stato di diritto e ad un regime di welfare all’interno del quale la popolazione possa sentirsi tutelata e al sicuro. Attualmente siamo l’unico attore che punta allo sviluppo del Sahel con progetti come Global Gateway che investe fondi europei nella costruzione di infrastrutture e nella digitalizzazione dell’Africa”.
Latif individua parte del problema nell’enorme debito pubblico, aggravato dalle conseguenze causate dai cambiamenti climatici, dal conflitto ucraino e dalla passata colonizzazione occidentale: “Gli aiuti europei sono importanti ma lo è ancora di più che siano gli Stati stessi a migliorare le proprie condizioni e la propria capacità di sviluppo e di sostenibilità. Le nazioni del nord Africa ad esempio dovrebbero contribuire al sostegno di quelle più in difficoltà non per pietà ma per giustizia. Si devono rendere sicuri gli investimenti e non si può pretendere che il concetto di democrazia attecchisca immediatamente: l’Europa ha impiegato secoli per arrivarci”.
L’annosa questione sulla possibilità di un’Africa democratica risiede nell’incapacità della governance di creare le giuste condizioni di contentezza nel popolo. All’ennesima precarietà si passa alla violenza invece che a metodi costituenti. Nonostante questo il 50% della popolazione africana è composto da giovani sotto i 25 anni ricchi di capacità e di voglia di cambiamento. Latif conclude: “è importante che vengano ascoltati affinché possano avere il futuro che meritano: problemi africani, soluzioni africane”.
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giovedì 19 Settembre 2024