Chiudi

Un'esperienza su misura

Questo sito utilizza cookie tecnici e, previa acquisizione del consenso, cookie analitici e di profilazione, di prima e di terza parte. La chiusura del banner comporta il permanere delle impostazioni e la continuazione della navigazione in assenza di cookie diversi da quelli tecnici. Il tuo consenso all’uso dei cookie diversi da quelli tecnici è opzionale e revocabile in ogni momento tramite la configurazione delle preferenze cookie. Per avere più informazioni su ciascun tipo di cookie che usiamo, puoi leggere la nostra Cookie Policy.

Cookie utilizzati

Segue l’elenco dei cookie utilizzati dal nostro sito web.

Cookie tecnici necessari

I cookie tecnici necessari non possono essere disattivati in quanto senza questi il sito web non sarebbe in grado di funzionare correttamente. Li usiamo per fornirti i nostri servizi e contribuiscono ad abilitare funzionalità di base quali, ad esempio, la navigazione sulle pagine, la lingua preferita o l’accesso alle aree protette del sito. Comprendono inoltre alcuni cookie analitici che servono a capire come gli utenti interagiscono con il sito raccogliendo informazioni statistiche in forma anonima.

Prima parte6

cm_cookie_cookie-wp

PHPSESSID

wordpress_test_cookie

wordpress_logged_in_

wordpress_sec_

wp-wpml_current_language

YouTube1

CONSENT

Scopri di più su questo fornitore

Google3

_gat_

_gid

_ga

Scopri di più su questo fornitore

La pochezza del capitale umano italiano

In Italia c’è crisi. Certo, l’Istat ha rilevato una leggera ripresa nel primo trimestre del 2015, una crescita non sperata o quanto meno inaspettata, nemmeno dagli esperti. Ma un segno + al posto del solito – non fa primavera: al massimo può donare un po’ di sano ottimismo. Ma la ripresa vera e propria, dicono gli economisti, è ancora lontana. La crisi continua: vuol dire soprattutto che in Italia mancano i soldi. E questi non ci sono perché, in generale, scarseggia il lavoro. Da una parte ci sono i cittadini, e dall’altra il mercato del lavoro: in mezzo grandiose file di persone che bivaccano, nervose o sonnolente, aspettando che il proprio numero venga chiamato. Un po’ come in macelleria.

Insomma, nella relazione cruciale italiani-lavoro, sembra sia il secondo a difettare. Ma se invece a mancare fosse proprio il primo termine? Come scriveva sconsolato il marchese d’Azeglio centocinquant’anni fa, «pur troppo s’è fatta l’Italia, ma non si fanno gl’Italiani». E non è una mera questione linguistica e sociale, come la si poteva intendere fino a qualche lustro fa: l’Italia di questi anni, l’Italietta degli stenti, non investe sul proprio capitale umano.

La conferma statistica di tutto ciò arriva dall’annuale Human Capital Report, stilato dal World Economic Forum (www.weforum.org) . Piuttosto lontano da quella utilizzata da Virzì nel suo omonimo film, qui l’accezione di capitale umano tende a significare l’insieme delle competenze, delle capacità professionali e delle abilità relazionali di un insieme di persone unite sotto la medesima egida nazionale. E l’Italia, come si diceva, non se la passa bene: il nostro Paese, rispetto agli altri Stati occidentali, non investe abbastanza sul proprio capitale umano, piazzandosi al 37° posto in una lista di 122 Paesi. Peggio di noi, nel nostro continente, solo Grecia, Polonia, Croazia e Lettonia. Meglio di noi, allargando lo sguardo, perfino il Quatar, al 18° posto. Quattro sono i punti fondamentali analizzati dall’indice, ovvero istruzione, salute, benessere e occupazione lavorativa. Se ce la caviamo bene nel settore della salute, con un decoroso 19° posto, precipitiamo in caduta libera per quanto riguarda la partecipazione alla forza lavoro, con un tragico piazzamento al 75° scalino. Fin qua, però, niente di nuovo. Quello che invece stupisce e deve far riflettere, soprattutto in questi giorni tumultuosi in cui l’apparato scolastico è tornato prepotentemente al centro delle polemiche, è il fatto che il WEF piazzi il sistema educativo italiano al 40° posto. Ed è qui, in un certo senso, che casca l’asino, perché è proprio il primo anello della catena ad essere fragile, quello che in prima istanza dovrebbe formare gli italiani, i quali, è inutile dirlo, dovrebbero essere a tutti gli effetti la risorsa più autentica e preziosa dell’Italia.

Attualità
Lascia un commento

I commenti sono moderati. Vi chiediamo cortesemente di non postare link pubblicitari e di non fare alcun tipo di spam.

Invia commento

Twitter:

  • Il #Moltiplicazionifestival 2022 ha avuto tra i suoi protagonisti i green content creator Alice P ...
  • Nel corso del #Moltiplicazionifestival è stato proiettato il documentario “PrimAscesa – la m ...
  • Tra gli eventi di apertura del Moltiplicazioni 2022, si è tenuto un dialogo d’ispirazione ince ...
  • Vi raccontiamo in quest'approfondimento l'incontro "Siamo Ovunque. Dialoghi ed esplorazioni sul m ...
  • La nostra redazione, lo scorso fine settimana, ha seguito il #moltiplicazionifestival di Rovereto ...
  • Puntuale come ogni anno, prima della fine dell’estate, anche nel 2022 è tornato Poplar Festiva ...

mercoledì 7 Giugno 2023