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Il treno della speranza, fermata Tirocinio Formativo Attivo

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Nella vita vorrei insegnare ma, come la grande maggioranza dei laureati in Lettere, nella vita faccio altro. Anche quest’anno però il magnanimo MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) ci regala una speranza: il Tirocinio Formativo Attivo*, in pillole TFA (e a pensarci bene il nome è quasi quello di una confezione di pillole, supposte per la precisione). Una speranza per gli oltre 135.000 aspiranti docenti a fronte dei soli 24.000 posti disponibili.
Stando alla matematica 1 su 7 supererà le prove di accesso al TFA; a ribadirlo anche i miei (spero) futuri colleghi insegnanti trovati quella mattina sul treno. Così come mi ricordano anche la data del caduta del muro di Berlino, il passato remoto del verbo andare, la lunghezza del Nilo. E io mi chiedo come facciano ad aver memorizzato tutte queste cose. La domanda sul Nilo alla fine, per mia fortuna, non ci sarà, ma ce ne saranno altre di strambe: “Quale parola appartiene al vocabolario fondamentale italiano?” La scelta è tra “vestito”, “bivio”, “indagine”, “miope”. Io a malapena so cosa sia il vocabolario fondamentale.
Non la so, azzardo “vestito” secondo un ragionamento contorto che non credo sarò mai in grado di dimostrare ai miei fantomatici alunni ma la botta di fortuna è con me, e azzecco la risposta.
Dopo un’ora e mezza tra Dante, Zollverein, passando per Sidney, alzo lo sguardo dal foglio e provo a guardarmi intorno: è lo spettacolo più drammatico e allo stesso tempo più esilarante che io abbia mai visto in un’aula universitaria.
Chi cerca di scambiarsi informazioni, chi sbatte la testa contro il tavolo, chi impreca, chi si tortura i capelli e chi sorride dalla disperazione. A un certo punto nella folla vedo un volto amico: è una di quelle ragazze incontrate sul treno della speranza! Sì, lo ammetto, la riconosco perché è una ragazza alquanto carina.
La ricordo anche come una delle più speranzose, una delle più concitate e una delle più fervide credenti nel ruolo dell’insegnamento. E allora mi chiedo, possibile che il nostro futuro dipenda dalla posizione di una crocetta? Possibile che per il lavoro più bello al mondo, debba affrontare prove la cui reale efficienza è davvero dubbia? Veramente, nel caso dovessi superare il test d’accesso, dovrò cercare di racimolare oltre 2.000 euro per un corso che non coinciderà poi neanche lontanamente con una cattedra assicurata? Davvero per poter trasmettere certezze, ho solo una vaga speranza da cui partire?
Risposte non ne ho trovate. Al ritorno ho ripreso il medesimo treno dell’andata, le facce erano sempre le stesse, le speranze decisamente meno. Mi è venuta in mente una canzone di Ligabue che fa «quando smetti di sperare, inizi un po’ a morire». A morire non sono io per fortuna, ma forse la scuola italiana.

*Il Tirocinio Formativo Attivo  TFA è corso universitario di formazione e abilitazione alla professione di docente. Al termine del corso si svolge l’esame di abilitazione all’insegnamento. 
Le iscrizioni ai test preliminari d’accesso al corso si effettuano attraverso il portale internet https://tfa.cineca.itI termini per le iscrizioni al TFA e le date dei test di accesso vengono fissati annualmente con apposito decreto. 
Alle Università e agli Istituti di istruzione superiore accreditati dal MIUR per i corsi del TFA vengono assegnati annualmente dal MIUR un determinato numero di posti per ciascuna classe di concorso attivata.

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La meravigliosa vita dei laureati in Lettere

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